‘Se i partiti riuscissero, come Napolitano spesso sollecita a fare, a trovare un accordo per la riforma della legge elettorale, si darebbe il senso di un progresso realizzato e anche i mercati e i cittadini, che sono più importanti dei mercati, sarebbero rassicurati’. Sono le parole con cui ieri sera Mario Monti, dai microfoni di Tgcom24, è intervenuto metodologicamente nel confronto sulla riforma della legge elettorale. Quanto alla durata del suo esecutivo, il premier ribadisce che ‘l’obiettivo non è durare ma mettere la società italiana sulla strada della crescita che è lunga da percorrere, i risultati si vedranno più avanti ma il governo vuole essere sicuro di lasciare quando sarà completato il suo compito’. Monti non scioglie il rebus se valga la pena anticipare le elezioni politiche a novembre per tranquillizzare i mercati o per raggiungere lo stesso obiettivo sia meglio sciogliere le Camere alla scadenza naturale della legislatura ma anche lui spinge per una rapida riforma della legge elettorale. Sul fronte della trattativa tra i partiti di maggioranza non ci sono particolari novita’ nei contatti tra Maurizio Migliavacca (Pd), Denis Verdini (Pdl) e Ferdinando Adornato (Udc) che hanno il compito di occuparsi della legge elettorale. Il Pd insiste nel rifiuto delle preferenze a favore di candidati di collegio e nel chiedere un premio di almeno il 10% per il partito vincente, se si dovesse scegliere un modello proporzionale con soglia di sbarramento al 5% per entrare in Parlamento. Il Pdl opta per il reinserimento delle preferenze. All’Udc basterebbe ricalcare la legge elettorale proporzionale tedesca.
Della questione, secondo quanto riferito da Migliavacca, Verdini e Adornato, potrebbero occuparsi direttamente nei prossimi giorni gli stessi leader Pier Ferdinando Casini, Pier Luigi Bersani e Angelino Alfano con un vertice ad hoc. L’obiettivo resta quello di dare un segnale positivo d’intesa entro il 10 agosto, prima della pausa estiva delle Camere. Allo stesso obiettivo lavorano Carlo Vizzini, Pdl, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, e i relatori sulla riforma elettorale Lucio Malan (Pdl) ed Enzo Bianco (Pd). Hanno fissato una nuova riunione del comitato ristretto sulla legge elettorale per il 31 luglio e si sono impegnati a formulare una ipotesi di riforma, con le varie ipotesi alternative sui punti controversi, entro il 10 agosto. Una mano tesa verso Alfano e Bersani è intanto venuta da Casini, nella conferenza stampa che ha tenuto dopo l’incontro in mattinata con Monti: ‘Basta con la ammuina. A Pd e Pdl dico usciamo dai conciliaboli segreti e smettiamo di andare in ordine sparso. Facciamo una riunione di maggioranza per una piattaforma di accordo sulla legge elettorale’. Il leader dell’Udc ha poi aggiunto: ‘Il premier auspica evidentemente che le prove d’intesa nella maggioranza sulla legge elettorale si concretizzino. Ci sono le condizioni per venire a capo del tema delle preferenze e dei collegi, che non e’ dirimente, perche’ si potrebbe procedere, come nel passato, con un diverso criterio per Camera e Senato, con i collegi uninominali al Senato e le preferenze alla Camera’. Sul tema della riforma elettorale e’ intervenuto pure Gianfranco Fini nel corso del tradizionale incontro con la stampa parlamentare per la consegna del Ventaglio: ‘Si puo’ andare a votare anche con questa legge elettorale, ma sarebbe una iattura: sarebbe molto difficile chiedere consenso dopo aver certificato la mancanza di volonta’ nel risolvere una questione che tutti ritengono importante per dare alla politica maggiore legittimazione’. Conclude il presidente della Camera: ‘Va valutato, se non si riuscirà a dar vita a una nuova legge elettorale, il discredito che si riverserà sulla politica: sarà talmente forte da determinare conseguenze quando si apriranno le urne’. La questione dirimente su cui finora non c’è accordo riguarda il metodo di elezione dei parlamentari. Il Pd resiste a un sistema che sia un mix tra collegi uninominali di piccole dimensioni (il modello spagnolo) e le cosiddette ‘liste corte’ in cui appaiono i candidati dei singoli partiti su cui gli elettori non hanno possibilita’ di scelta (come avviene con la legge in vigore). Pdl e Udc non vorrebbero che la mediazione fosse trovata intorno al ritorno al ‘Mattarellum’ (75% di eletti nei collegi uninominali e 25% con voto proporzionale per la Camera) che era in vigore prima dell’attuale ‘Porcellum’. Su questa soluzione spinge invece l’Idv che insieme ad Arturo Parisi (Pd) e ad altri esponenti del centrosinistra aveva raccolto oltre un milione e 200 mila firme per un referendum – quesiti poi bocciati dalla Consulta – che proponeva il ripristino del ‘Mattarellum’.