‘Agli operai chiedo di non commettere errori, al ministro Clini dico di agire subito e all’Ilva ricordo che è il momento dei sacrifici per tutti’. Parole dell’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, che, intervistato da Avvenire, si rivolge ai tarantini dopo il sequestro dell’Ilva. ‘Sono vicino e condivido la loro sofferenza – dice -. La delusione è tanta, la paura è concreta e la protesta è sacrosanta, ma non sfugga di mano’. Mons. Santoro indica una soluzione: ‘La via, stretta, è quella della concertazione tra proprieta’, sindacato e governo. Ai Riva dico che questa è l’ora dei sacrifici per tutti, ma bisogna riconoscere anche che il caso Ilva è frutto di anni di omissioni, che hanno prodotto le ferite del territorio e le gravi ripercussioni sulla salute dei cittadini che conosciamo e che non potevano essere ignorate dalla magistratura’. Per questo, la rabbia contro i magistrati ‘è immotivata: a loro non spetta il compito di negoziare soluzioni ma di applicare le leggi. Ho parlato con il procuratore: la decisione è stata sofferta ma inevitabile’. L’arcivescovo si dice d’accordo con la richiesta del governo di un riesame perche’ ‘sicuramente il blocco degli impianti sarebbe un disastro’ e conclude spiegando che la Chiesa tarantina restera’ ‘vicini agli operai, con la preghiera e l’impegno sociale. Continueremo a premere a ogni livello per raggiungere una soluzione concertata e scongiurare lo spettro del blocco della produzione, personalmente ho contatti quotidiani con Clini e con i vertici della Cei perche’ il problema sia affrontato con sollecitudine. E poi ci porremo il problema del futuro di Taranto’.