Con ‘banche fragili’ l’intervento della Bce ‘ha evitato che il violento credit crunch proseguisse’. Ma ‘in molti casi non basta più’, e per gli economisti di Confindustria ‘è urgente varare, più velocemente di quanto deciso a fine giugno, l’unione bancaria di eurolandia’. Allarme lanciato da un rapporto del centro studi di viale dell’Astronomia sul sistema bancario in Europa. ‘Nell’insieme – rileva il CsC – il sistema bancario di Eurolandia ha crepe che rischiano di ampliarsi sempre di piu’ man mano che la crisi della moneta unica si acuisce’. L’Europa ha ‘banche fragili’, in uno scenario a due velocità: da una parte le banche dei paesi ‘core’, che sono ‘inondate di capitali in cerca di porti sicuri’, possono ‘erogare credito abbondante e a tassi bassissimi’, ma ‘continuano ad adottare modelli di business più rischiosi, come mostra la loro leva, il rapporto tra attivo e capitale, che è molto più elevate di quella degli istituti dei paesi periferici’. Dall’altra le ‘difficoltà nel dare credito’ dei Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna): i Paesi periferici ‘sono in difficoltà a causa della perdita di valore dei titoli pubblici in portafoglio, della riduzione della raccolta mediante i depositi, della frammentazione del mercato interbancario dell’Eurozona, a cui non hanno piu’ accesso, dello scarso e costoso ricorso al mercato finanziario per l’emissione di obbligazioni, delle perdite sui prestiti provocate dalla recessione e degli obblighi regolamentari imposti dalle nuove normative internazionali di aumentare i ratio patrimoniali’. E ‘perciò faticano a finanziare il sistema economico’. La soluzione ‘è ricapitalizzare rapidamente gli istituti in affanno’. Ma, avverte il Centro studi di Confindustria, per piani di salvataggio come quello previsto per le banche spagnole i ‘fondi sembrano essere insufficienti e non hanno convinto i mercati’. E’ quindi necessario muoversi con urgenza verso l’unione bancaria di Eurolandia ‘con messa in comune di vigilanza e rischi e ricapitalizzazione diretta degli istituti da parte dei fondi Efsf-Esm’. Mentre anche ‘acquisti massicci di titoli pubblici, attraverso lo scudo anti spread, sosterrebbero i bilanci delle banche’. Tra i dati messi che emergono dal rapporto del CsC, ‘la ‘riduzione della raccolta’ e’ tra le difficoltà che le banche dei Piigs ‘devono fronteggiare’. A maggio 2012 rispetto al 2010 i depositi in conto corrente sono diminuiti in Italia di 55 miliardi, -7,2%. Il calo è del 29,3% in Grecia (28 mld), -13,1% in Portogallo (-7 mld), -9,7% in Irlanda (-8 mld), -1,7% in Belgio (-2 mld), -0,9% in Spagna (-4 mld). ‘Si allarga la forbice della raccolta’, perche’ al contrario, in altri Paesi (Germania, ma anche Austria e Olanda) ‘il livello dei depositi macina record ed è giunto al picco storico nel maggio 2012’.