Qualcosa si sta finalmente muovendo sul tema delicato di un’operazione straordinaria per ridurre il debito pubblico che quest’anno, a causa del calo del Pil del 2% circa, raqgiungerà il 123% del Pil. Ma insieme ai progetti si affacciano anche dubbi. Il segretario del Pdl Alfano ha preannunciato la presentazione di un piano per realizzare un Fondo "privato" in cui concentrare beni pubblici, dagli immobili alle municipalizzate, per 400 miliardi, che avrebbe il compito di valorizzare il patrimonio e cederlo al ritmo di 20 miliardi l’anno. Il progetto, frutto di un gruppo di lavoro del Pdl coordinato dall’ex ministro Renato Brunetta (ma senza Tremonti) sarà prossimamente consegnato al premier Monti.
Un analogo "Fondo Immobiliare Italia" per ridurre il debito sotto il 100% del Pil è stato proposto da Fli per iniziativa del presidente della Commissione Bilancio del Senato, Mario Baldassarri, che ha fatto anche altre 4 proposte: trasformare i 21 miliardi di prestiti alle imprese a fondo perduto in crediti d’imposta; ridurre la spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi per aumentare le deduzioni per carichi di famiglia; deduzioni dal reddito imponibile delle spese per casa, famiglia e cura degli anziani per far emergere base imponibile e combattere l’evasione, nonchè l’ introduzione del contratto di apprendimento, formazione e trasferimento di azienda per trasmettere il know-how dell’artigianato italiano alle future generazioni.
Una variante tecnica del Fondo è stata proposta dall’ex ministro Paolo Savona e dall’economista Antonio Maria Rinaldi, che hanno ipotizzato la creazione di una New Company con capitale di 100 miliardi da collocare presso banche,assicurazioni, fondazioni, imprese e anche singoli risparmiatori. Questa New Company dovrebbe acquistare, valorizzare e cedere gradualmente beni pubblici per 400 miliardi.
Ma insieme ai progetti sono arrivare anche le obbiezioni. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Catricalà, nell’intervista di oggi al Corriere della Sera, ha per esempio fatto notare che oggi il mercato "non ha domanda" e dunque sarebbe difficile realizzare cessioni di beni pubblici superiori ai 15-20 miliardi l’anno ipotizzati dal ministro dell’Economia Grilli.
In un’intervista di sabato all’Unità il presidente della Cassa Depositi e Prestiti Bassanini avanza un’altra perplessità. "Il rischio – dice Bassanini – è la segmentazione. Se si decide di garantire il 20% del debito con gli asset migliori del Paese (i 400 miliardi ipotizzati dal progetto Alfano n.d.r.) con l’obbiettivo di abbassare lo spread su quei titoli, che accadrà al restante 80%? L’effetto sarebbe devastante". Meglio dunque restare coi piedi per terra e "contentarsi" di operazioni più limitate ma realistiche. Come quelle proposte a Monti dallo stesso Bassanini attraverso uno studio della sua fondazione Astrid. "Sarebbe già un gran risultato – ha detto ancora Bassanini – delineare un percorso sicuro per fare tra 1 e 2 punti di pil all’anno (da 16 a 32 miliardi) per 7-8 anni come ha proposto Grilli, mentre il resto si farebbe con l’avanzo primario: così, tra 6-7 anni saremo sotto il 100% del Pil, che sarà la media dei Paesi dell’Eurozona".
Un contributo su questa strada è arrivato da Luigi Arcuti, 88 anni, ex presidente dell’Imi, secondo il quale bisognerebbe creare un Trust, un ente fiduciario, nel quale concentrare i beni pubblici non per cederli, ma per valorizzarli. Questo Trust dovrebbe essere dato in gestione a due grandi banche, magari una italiana e una straniera. "Tale Trust – ha detto Arcuti al Corriere della Sera – rappresenterebbe un’enorme garanzia a fronte del debito pubblico: non dovrebbe vendere nulla e neanche emettere obbligazioni, a meno che lo Stato non si trovi in difficoltà nel pagare gli interessi o nel rimborsare titoli in scadenza. Un po’ come avvenne nel 1976 quando il Governo Andreotti per rinnovare un prestito con la Germania diede in garanzia l’oro di Bankitalia conservato a Fort Knox".
Si fa dunque strada l’idea che le privatizzazioni non possano essere risolutive, ma debbano essere accompagnate da altre operazioni, a cominciare dall’avanzo primario. E qualche idea viene anche dal centrosinistra. L’ex ministro prodiano Giulio Santagata, insieme al segretario dei Moderati per il centrosinistra Giacomo Portas, ha per esempio proposto una "patrimoniale volontaria": ogni cittadino potrebbe devolvere allo Stato 100, 1000, 10mila euro per ridurre il debito vedendosi restituire l’intera somma sotto forma di detrazione fiscale in dieci anni, ma senza percepire interessi. C’è infine l’idea dell’Associazione per la riduzione del debito pubblico (Ardep)di lanciare Btp decennali a tasso ridotto del 2%, con un "premio" al raggiungimento degli obbiettivi di risanamento: per esempio un altro 2% quando il debito scenderà sotto il 100% e un altro 2% sotto l’80%. L’Ardep propone poi di devolvere alla riduzione del debito tutte le entrate straordinarie dello Stato: i proventi della lotta all’evasione fiscale (10-12 miliardi l’anno), i patrimoni criminali confiscati (qualche miliardo l’anno), i recuperi dei danni erariali per le innumerevoli truffe alle Pubbliche amministrazioni centrali e locali.