Ultimo giorno di lavoro prima della pausa estiva per l’Aula del Senato che discute alcune interpellanze che chiedono al governo di attivare le procedure di revoca dell’onorificenza di ‘Cavaliere di gran croce decorato di gran cordone dell’Ordine al merito della Repubblica italiana’ che l’11 marzo 2010 è stata conferita al presidente siriano Bashar al-Assad. Oggi alle 15, sempre al Senato, c’è pure l’ultima riunione prevista ad agosto del Comitato ristretto della commissione Affari costituzionali che si occupa della riforma elettorale, anche se il relatore Enzo Bianco (Pd) non esclude che possa tornare a riunirsi subito dopo Ferragosto.
La parola d’ordine di Pd e Pdl è intanto diventata ‘compromesso’. Ieri Angelino Alfano, in una intervista al Corriere, ha ribadito: ‘L’accordo si può trovare e vorrei dire che non e’ lontano. Desidero solo sottolineare una cosa: la riforma della legge elettorale va fatta presto ma bisogna smettere di parlarne tutti i giorni, come se la politica fosse impegnata solo su questo’.
Quanto ai contenuti, il compromesso sarebbe a portata di mano secondo i componenti del Comitato ristretto. Il Pdl rinuncerebbe al reinserimento delle preferenze accettando i collegi uninominali, il Pd accetterebbe che il premio di maggioranza venga assegnato al partito che ottiene piu’ voti purche’ questo premio passi dal 10 al 13 o al 15 per cento (Bianco ha proposto che possa essere assegnato indifferentemente al partito o alla coalizione vincente, qualora se ne formino).
Assieme ai collegi, ci sarebbero le liste bloccate di partito forse per il 15 o 25% degli eletti. La soglia di sbarramento per accedere in Parlamento resterebbe fissata al 5%, con la deroga – pensata ai fini della Lega Nord – per le forze politiche che in almeno cinque regioni ottengono l’8%. Essendo le posizioni di partenza abbastanza vicine, non si esclude l’ ipotesi che dall’incontro di oggi del Comitato ristretto possa uscire un’intesa definitiva, se non addirittura una prima bozza di riforma. Sarebbe un modo positivo di rispondere alle sollecitazioni che nei giorni nei giorni scorsi sono arrivate ancora una volta da Quirinale e Palazzo Chigi. Contro il compromesso che sta prendendo forma torna a prendere posizione Antonio Di Pietro che aveva promosso un referendum, poi bocciato dalla Consulta, favorevole al ritorno al Mattarellum (per la Camera 75% di collegi uninominali, 25% di quota, soglia di sbarramento al 4%). Dichiara il leader dell’Idv: ‘Tutti si sono già quasi messi d’accordo sul fatto che la prossima legge dovra’ essere proporzionale e non si dovranno prendere impegni vincolanti prima del voto, nè sulle alleanze, nè sul premier. Perche’? Per lasciare ai partiti le mani libere e scippare gli elettori del diritto di scegliere da chi essere governati’.
Nichi Vendola si oppone al premio di maggioranza al partito vincente, preferirebbe che andasse alla coalizione. Dopo aver siglato un accordo elettorale di massima nei giorni scorsi con Pier Luigi Bersani, il leader di Sel e’ preoccupato di salvaguardare l’autonomia politica del suo movimento gia’ messa a rischio dalle candidature nei collegi dove deve inevitabilmente prevalere la desistenza tra aspiranti parlamentari che appartengono alla stessa alleanza.
Il compromesso che si sta delineando nel Comitato ristretto del Senato ottiene il consenso dell’Udc, che pure avrebbe preferito la semplice copiatura del modello tedesco (proporzionale, liste nazionali e candidati di collegio, sbarramento al 5% per accedere in Parlamento).
Su questa stessa posizione si attesta Fli che punta all’aggregazione di una lista centrista. Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, ha ripetuto piu’ volte che non ha intenzione di sottoscrivere un accordo di governo prima del voto, pur ritenendo possibile un’alleanza successiva con il Pd e non ponendo pregiudiziali verso Sel. Più complicata la situazione del Pdl, che allo stato attuale non ha alleanze da proporre. Roberto Maroni, neosegretario della Lega Nord, ha infatti confermato che il Carroccio non fara’ alleanze nè prima nè dopo il voto. Da qui anche le incertezze di Silvio Berlusconi rispetto a una sua ricandidatura che rischia solo di ridimensionare una possibile sconfitta. Definire al più presto le regole del rinnovo del Parlamento che avverrà in autunno o in primavera è interesse di tutti i partiti. Senza conoscerle, il confronto su possibili alleanze e su possibili scenari di governo resta del tutto evanescente mentre la scadenza del mandato a Mario Monti e al suo governo si avvicina.