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‘Chiedo pubblicamente al ministro Cancellieri di intervenire subito, nelle modalità che riterrà più opportune, per consentirmi di non godere più di un ‘privilegio legale”. E’ l’appello rivolto dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, che, in una lettera inviata al quotidiano Repubblica, torna sulle polemiche relative alla sua scorta, sollevate nei giorni scorsi da Libero.
‘Non credo – scrive Fini – che gli onorevoli Alfano, Bersani, Di Pietro, Maroni, solo per citare i segretari di partito, si siano compiaciuti leggendo le falsità di Libero sul mio conto. Però mi chiedo: possibile che non abbiano pensato che quando si scrivono falsità così volgari per mettere qualcuno alla berlina quale ‘satrapo della casta e sperperatore di pubblico denaro’ si alimenta un sentimento giacobino di delegittimazione di tutta la politica? Oggi è toccato a me, domani potrebbe toccare a loro perchè anch’essi hanno la scorta, più o meno numerosa’.
E in merito alle scorte e a quanto scritto in un editoriale Francesco Merlo, spunto per la lettera di Fini, il presidente della Camera evidenzia che sono uomini e donne che ‘non omaggiano proprio nessuno. Fanno il loro dovere con professionalità e sacrificio, non certo perchè ben pagati, anzi…’. ‘Non è comunque questo il punto – conclude -, bensì che è tutto il sistema che va rivisto per limitare costi e sprechi, per impedire abusi, per snellire e razionalizzare i servizi di scorta. Con una certa sorpresa, perche’ colpevolmente non me ne ero accordo in precedenza, ho letto che il ministro Cancellieri ha confidato di voler cogliere l’occasione per ‘rilanciare la battaglia che da tempo vuol condurre a testa alta sull’uso e l’abuso delle scorte’. Molto bene, lo faccia subito e non solo a parole. Non dubito nè della sua volontà nè della sua capacità. Dubito che possa riuscirvi se non avrà il sostegno convinto delle burocrazie ministeriali e sorpattutto se il mondo politico non saprà trarre da questa vicenda agostana l’occasione per uno scatto di reni, per dimostrare concretametne di non essere una casta’.