Avvenire interviene duramente all’indomani della sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo che ha bocciato la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, bollandola come "incoerente". "Gli argomenti usati dai giudici – scrive il quotidiano della Cei nell’editoriale in prima pagina – meritano sin d’ora grande attenzione, perchè rivelano la deriva culturale e giuridica che si è andata formando negli anni recenti, in tema di vita nascente".
In particolare, osserva il quotidiano dei Vescovi, "su quel punto in cui la Corte ci dà una frustata bollandoci di ‘incoerenza’, perchè la nostra legge sull’aborto permette di sopprimere un figlio malformato che ha già quasi sei mesi, noi rispondiamo non col punto correttivo che distingue le fattispecie legali, ma col rossore che conosce le ipocrisie della prassi". Più chiaramente, Avvenire ritiene che "l’incoerenza è inversa, diciamo che una falla nella nave del diritto alla vita andrebbe corretta, non fatta argomento per aprire spazio alla morte".