I precedenti si contano sulle punta delle dita. Uomo di rare dichiarazioni in pubblico, questa volta Gianni Letta parla. E lo fa, per di più, attraverso un comunicato. Per esprimere la sua "personale solidarietà" al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che oggi ha dovuto difendersi dall’accusa, ipotizzata da ‘Panorama’, di essere in qualche modo ‘ricattabile’, o peggio ancora ricattato, per la vicenda delle sue conversazioni con Nicola Manicino sulla trattativa Stato-Mafia.
Una nota che arriva al termine di un colloquio avuto dall’ex sottosegretario al Quirinale e che, in realtà, era stato già richiesto nei giorni scorsi quando da palazzo Grazioli era trapelata una certa voglia di Silvio Berlusconi di vincolare il via libera alla legge elettorale a un voto anticipato a novembre. Aut aut che sarebbe stato irricevibile per il Quirinale che ha, tra l’altro, già chiarito come tra le condizioni ci sia anche quella del varo della legge di Stabilità.
Ma inevitabilmente la scena del colloquio è stata conquistata dall’articolo di ‘Panorama’ che ha spinto il Colle a una nota, durissima, di replica. E non poteva che essere l’ambasciatore delle faccende più delicate a recapitare al Colle il messaggio di Silvio Berlusconi: a riferire, cioè, che lui con quell’articolo del settimanale ‘di famiglia’ non c’entra nulla. Insomma, più o meno quello che spergiurava quando ‘Il Giornale’ era impegnato nella campagna anti Fini.
Di fatto dall’ex premier non arriva nessuna nota a sostegno del Colle. E infatti fonti Pdl spiegano che il Cavaliere avrebbe dato sì il via libera alle dichiarazioni di solidarietà (con alcune eccezioni, come Bondi) degli esponenti del partito, ma a patto che non fossero troppo ‘genuflesse’. A patto, ovvero, che in tutte si ricordasse che analoga solidarietà non era stata offerta in passato quando a finire sotto la mannaia delle intercettazioni era stato lui. Peraltro, la giustizia e i processi (in corso o futuribili) erano e sono in cima alle preoccupazioni del Cavaliere che a questo punto, viene spiegato, spera di trovare nel Quirinale orecchie più attente.
D’altra parte all’epoca Berlusconi cercò una sponda nel Colle per il varo di un giro di vite sulle intercettazioni, da fare magari anche via decreto, trovandosi però di fronte un muro di eccezioni di costituzionalità. Ed è per questo che chi ha avuto modo di parlare con lui di questa faccenda, spiega che lo stato d’animo del Cavaliere è più o meno riassumibile in questi termini: ‘Adesso anche Napolitano sa cosa vuol dire essere messo alla gogna mediatica per conversazioni private’. In questo caso, come peraltro in quello delle famose frasi che Berlusconi avrebbe pronunciato sulla Merkel, senza nemmeno le trascrizioni.
E infatti praticamente tutta la grancassa pidiellina reagisce alla presa di posizione del Colle sottolineando che, alla doverosa solidarietà verso il capo dello Stato, andrebbe associata anche una revisione, in tempi rapidi, della legge sulle intercettazioni. Con il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, che si spinge esplicitamente a chiedere la "collaborazione" di Napolitano su questo fronte. Obiettivo dei dirigenti del partito, viene spiegato, sarebbe anche quello di riguadagnare terreno rispetto alle politiche sulla giustizia del governo, a cominciare dal portare nell’agenda il trittico corruzione-responsabilità civile dei magistrati-intercettazioni.
Magari riuscendo a trovare sul tema una sponda dell’Udc, con l’effetto secondario di incunearsi anche nell’asse centristi-Pd a causa del quale rischiano di rimanere isolati.