Tanta solidarietà (Gianni Letta è salito al Quirinale), alcuni distinguo, il ricordo di quando a finire sulla graticola delle intercettazioni era Silvio Berlusconi. Il Pdl reagisce in modo diverso alla pubblicazione della presunta ricostruzione della telefonata fra Nicola Mancino e Giorgio Napolitano pubblicata da Panorama. Il Cavaliere sceglie il silenzio, e su questa scelta si concentrano i retroscena dei cronisti politici. "Nessuno prova minimamente a confermarlo – scrive Paola Di Caro sul CORRIERE DELLA SERA -, ma nessuno se la sente nemmeno di escluderlo con certezza: c’e’ Silvio Berlusconi dietro quello che Giorgio Napolitano considera un durissimo attacco ai suoi danni? Domanda legittima, visto che il proprietario del settimanale Panorama che pubblica il contenuto a grandi linee delle intercettazioni al presidente della Repubblica è pur sempre lui, il Cavaliere. Che ieri se ne stava a Villa la Certosa e che, in pubblico, si è fatto sentire solo con una nota sul caso Sicilia. Un silenzio prevedibile: ‘E che doveva dire?’, allargano le braccia i suoi. Ma che da’ il la al solito copione: quello di un Pdl che si divide almeno in due filoni. Da una parte, si schiera la maggioranza del partito (in particolare i vertici) di provenienza ex forzista, pronta a dare la solidarieta’ al capo dello Stato in primo luogo con Gianni Letta che a portarla va direttamente al Quirinale, di persona (Alfano interverra’ con una nota solo in serata). Dall’altra c’e’ una vasta minoranza che con tutti gli ex An reagisce con gelida freddezza, se non con ostilita’. Infine, ci sono i pasdaran: spicca Daniela Santanche’, che accusa Napolitano di aver ‘sospeso la democrazia’ e gli chiede di ‘richiamare Berlusconi’, ma anche Sandro Bondi avverte che il capo dello Stato ‘non puo’ essere esente da critiche’. Nel variegato tono delle dichiarazioni, spicca pero’ la richiesta di tutti, fatta con toni duri: e’ tempo di varare una legge sulle intercettazioni, che per dirla con Mariastella Gelmini ‘da dieci anni chiediamo, mentre le anime belle arrivano solo ora a dire che servirebbe per impedire questi abusi’. Insomma, la linea dettata da Palazzo Grazioli e’ chiara: okay alla solidarieta’, che non si puo’ far passare il Pdl come il partito che spara sul capo dello Stato, no alla genuflessione pero’. Con l’obiettivo di portare a casa almeno un risultato: la legge sulle intercettazioni appunto, o almeno la consapevolezza che i giudici, come predica Berlusconi, possono essere veri persecutori quando vogliono. E questo e’ il pensiero che ieri ha esternato l’ex premier a chi gli ha parlato: ‘Mi dispiace per Napolitano, ovviamente io non c’entro niente con quello che scrivono i miei giornali, dal Giornale a Panorama’, il cui scoop, secondo quanto giurano dal gruppo, Berlusconi avrebbe scoperto solo a settimanale gia’ in stampa. E pero’, ha aggiunto l’ex premier con malcelata soddisfazione ai suoi interlocutori, adesso ‘anche Napolitano si accorgera’ che cosa vuol dire stare sulla graticola, essere alle merce’ di pm pronti a tutto, essere esposti alla gogna delle intercettazioni. Quando la chiedevo io una legge mi hanno boicottato in tutti i modi, e dal Quirinale non ci hanno aiutato…’. Insomma, Berlusconi potrebbe anche non aver dato l’okay in anticipo perche’ il pezzo fosse pubblicato su Panorama, ma quell’area del partito pronta allo scontro sapeva benissimo che da lui non sarebbero arrivate scomuniche. Perche’, per dirla con un big di via dell’Umilta’ ‘nel Pdl c’e’ chi rappresenta la pancia di Berlusconi e chi la testa, sempre’. E se ieri da Bondi alla Santanche’ a Bianconi (‘Adesso Napolitano non passi per vittima’) hanno fatto capire il vero umore del Cavaliere, da Letta a Lupi, si e’ mossa la diplomazia: litigare con il capo dello Stato, passare per destabilizzatori, assumersi le responsabilita’ di un attacco che parte ‘da sinistra e dalle loro divisioni’ come Cicchitto, e’ una azione autolesionista che ‘non puo’ giovare a Berlusconi, in ogni caso’. Per questo la missione al Colle di Gianni Letta, che quando ha appreso delle anticipazioni di Napolitano si e’ letteralmente infuriato, e’ diventata necessaria per rimettere in carreggiata il partito e per ricucire ancora una volta i difficili rapporti tra il capo dello Stato e il Cavaliere.
Che potrebbe essere soddisfatto, come ammettono i suoi, per l’indebolimento dell’immagine (e della capacita’ di incidere sui prossimi scenari post elettorali) del presidente della Repubblica, ma che ‘in un momento tanto difficile per lui dal punto di vista elettorale, economico e giudiziario’ ha bisogno di ‘tranquillita’, non di nemici giurati’".
"L’amarezza del capo dello Stato – scrive Francesco Bei su LA REPUBBLICA – e’ tanta, la rabbia di piu’. Anche per ‘l’ipocrisia’ di chi, apparentemente denunciando un ricatto verso Napolitano, si rende in realta’ strumento di quella stessa manovra. Ma il convincimento che si sta facendo strada in queste ore sul Colle e’ che le "rivelazioni" del settimanale berlusconiano siano funzionali a un disegno preciso. Una ‘manovra politica destabilizzante ‘, che si serve di diverse testate giornalistiche per provare a dare una spallata all’uomo che ha nelle sue mani il destino della legislatura. Il momento e’ delicato. Napolitano, pur nella fase discendente del suo mandato, si trova ancora a dover prendere decisioni fondamentali. Dall’eventuale anticipo (e di quanto?) delle elezioni, alla firma sulla nuova legge elettorale, fino, probabilmente, alla formula del nuovo governo che uscira’ dalle urne, oltre ovviamente al nome del premier incaricato. Ecco, questo c’e’ in ballo. E al Colle sono certi che la ‘torbida manovra’ miri proprio ad indebolire Napolitano in questi ultimi mesi, per poi poterne condizionare le scelte. A questo il presidente della Repubblica si e’ voluto ribellare ieri con una presa di posizione ufficiale durissima. A questo punto il faro si sposta necessariamente sugli eventuali mandanti, per cercare di capire se c’e’ qualcuno dietro e a chi giova depotenziare in questo modo Napolitano, cercando di limitarne la liberta’ costituzionale e i poteri. Ieri il capo dello Stato ha preso atto della visita di solidarieta’ di Gianni Letta, salito al Colle non solo per il suo rapporto personale con il Presidente ma anche come ambasciatore del Cavaliere. E tuttavia la visita dell’ex sottosegretario non ha fugato del tutto i dubbi sul ruolo di Berlusconi. Soprattutto per la messe di dichiarazioni di esponenti del Pdl ú non solo Daniela Santanche’ ma personaggi come Sandro Bondi ú piene di distinguo e di critiche a Napolitano. Il fatto e’ che l’attacco al Colle ha fatto venire alla superficie la guerra sotterranea che da tempo si combatte nel Pdl sulla natura e l’orizzonte del partito. Da una parte i falchi, a cui da’ voce la Santanche’, con dietro le bocche da fuoco del Giornale, Panorama, in parte di Libero. E l’interesse attivo dell’area ex An che punta ad allontanare ogni prospettiva di governo di grande coalizione, cercando di abbreviare il piu’ possibile la vita della maggioranza "strana". L’idea e’ quello di un Pdl che torna alle origini, con una campagna elettorale all’attacco, che impedisca in futuro la collaborazione con Pd e centristi. Dall’altra parte ci sono i moderati. E significative sono le prese di posizione senza chiaroscuri giunte ieri da Maurizio Lupi e Franco Frattini.
E’ l’ala di chi vorrebbe il Pdl come perno di un fronte dei moderati, che guarda ancora al dialogo con Casini e al progetto di fare il Ppe italiano. A questa minoranza appartiene di diritto Gianni Letta. Raccontano che sia stato Fabrizio Cicchitto ad avvertirlo della pubblicazione su Panorama delle presunte telefonate di Napolitano. Sembra che la reazione di Letta sia stata prima di incredulita’ e poi di rabbia. Ma Berlusconi in tutto questo che ruolo ha svolto?
Nel Pd e’ forte il sospetto che ci sia proprio la sua regia dietro l’intera vicenda. Chi ci ha parlato riferisce che l’ex premier sia stato informato in anticipo dell’uscita di Panorama, ma ormai fuori tempo massimo per impedirne la pubblicazione. Impossibile sapere la verita’. Come quando il Giornale attaccava Fini e Berlusconi si giustificava con il presidente della Camera sostenendo di non saperne assolutamente nulla. In ogni caso, di fronte al caso Napolitano, Cavaliere ha commentato con un amico usando un doppio registro: ‘Mi dispiace, perche’ quando si ferisce una persona con le intercettazioni e’ sempre una cosa incivile.
D’altra parte quando le mie telefonate vennero pubblicate nessuno disse nulla, eppure anche la presidenza del Consiglio era un’istituzione da tutelare’. Al Quirinale intanto vengono soppesate le solidarietà e gli attacchi di una giornata nera. Ma c’e’ una cosa che sta a cuore al capo dello Stato. La prima è di aver dimostrato che il conflitto di attribuzione non era affatto una cosa impropria, visto che le telefonate (quelle vere) sarebbero filtrate ai giornali in assenza di un’iniziativa. L’altra è una risposta dovuta, a chi – da Di Pietro al Fatto – invita Napolitano a dare egli stesso al pubblico le trascrizioni. Quelle carte non solo non sono nella disponibilità dell’interessato. Ma, anche se lo fossero, sarebbe un reato divulgarle. E forse è troppo chiedere al garante della Costituzione di violare egli stesso la legge".