Al Senato riflettori nuovamente puntati sulla riforma elettorale. Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari costituzionali, incontrerà Renato Schifani, presidente di Palazzo Madama, per informarlo sullo stato del confronto tra i partiti. Poi ci sarà la riunione dell’Ufficio di presidenza della commissione Affari costituzionali.Poi ancora Vizzini, che non ha nascosto di ritenere la situazione ferma in un pericoloso ‘stallo’, riferirà alla commissione in seduta plenaria le decisioni procedurali. Infine, si riunirà il Comitato ristretto che da tempo si confronta sul merito della riforma. Dopo aver sparso ottimismo nelle settimane agostane sulla possibilità di un’intesa, ora la situazione tra Pdl e Pd sembra tornata improvvisamente al punto di partenza. Ognuno dei due contendenti attende un segnale di disponibilità dall’altro. Il partito di Angelino Alfano non vuole rinunciare alle preferenze, mentre quello di Pier Luigi Bersani punta i piedi sulla richiesta che l’eventuale premio di maggioranza vada alla coalizione vincente e non al partito che prende piu’ voti. Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, avverte intanto che ‘se non c’ e’ un accordo preventivo si deve andare in Aula comunque perche’ deve finire questo giochetto allo scaricabarile, per bloccare il pericolo Grillo bisogna fare le cose e non rinviare’. Poi aggiunge: ‘Roosevelt diceva che le menti alte parlano di ideali, le menti normali parlano di fatti e le menti piccole parlano degli uomini. Se noi non riusciamo a parlare degli ideali, almeno parliamo dei fatti e il fatto qui è la legge elettorale’. L’ipotesi di Casini è fatta propria da Vizzini che propone, nel caso del prevalere dei veti incrociati, un confronto nell’Aula del Senato in modo che il confronto sia il più possibile trasparente. Gaetano Quagliariello, senatore del Pdl che ha guidato le trattative con Pd e Udc sulla riforma elettorale, non esclude ‘una legge di compromesso’ all’uscita del tunnel. Oggi si tratta di verificare se lo stallo è dovuto ad atteggiamenti tattici (il Pdl non voleva chiudere in fretta un accordo per evitare il rischio di voto anticipato) o se le divergenze sono davvero tornate al punto di partenza. Vizzini, che piu’ volte si e’ espresso per accogliere in tempi rapidi i ripetuti appelli del presidente Giorgio Napolitano sulla riforma elettorale, si dice disposto a convocare a ripetizione il Comitato ristretto se ci fosse almeno un varco per l’accordo.
Per valutare la situazione si attende anche l’esito di un vertice del Pdl che e’ stato fissato oggi a Palazzo Grazioli. Le indiscrezioni parlano di una proposta che punterebbe a mettere il Pd con le spalle al muro: l’ipotesi che il 50% dei parlamentari venga eletto in collegi uninominali, mentre il resto con preferenze in apposite liste regionali. Non si esclude l’eventualita’ inoltre che possa esserci nelle prossime ore un nuovo richiamo di Napolitano alle forze politiche affinche’ sblocchino la situazione.
La riunione odierna del Pdl e’ stata fissata per discutere della ripresa dei lavoratori parlamentari (oggi riapre l’Aula della Camera, domani quella del Senato) e in particolare delle questioni prioritarie dal punto vista legislativo, a iniziare da quelle che investono la giustizia come il ddl anticorruzione e il ddl sulla regolamentazione delle intercettazioni. Ma il tema della riforma elettorale e’ ritenuto centrale da Silvio Berlusconi per decidere il suo ritorno in campo alla guida del Pdl nella campagna elettorale.
All’interno del Pdl resta la divisione tra gli ex An che chiedono il reinserimento delle preferenze e gli ex Forza Italia che invece sarebbero disposti a cedere su questo punto alle richieste del Pd che preferisce il metodo di elezione fondato sui collegi uninominali.
Berlusconi chiede una posizione unitaria come condizione per ricostruire l’identita’ del centrodestra.
Secondo le voci che circolano nel Pdl, Berlusconi – in caso di sblocco della trattativa sulla legge elettorale – potrebbe annunciare la ricandidatura a premier gia’ il prossimo 14 settembre, quando sara’ ospite di Atreju, la tradizionale festa dei giovani del Pdl che si svolge a Roma.
Sul versante del Pd a complicare il dibattito sulla legge elettorale hanno invece influito le esternazioni di Romano Prodi apparse sul ‘Corriere della Sera’. ‘A cosa servirebbe chiamare il popolo di centrosinistra a scegliere il candidato premier del partito se poi la formula di governo viene delegata alla trattativa tra le forze politiche dopo le elezioni?’, si e’ chiesto l’ex leader dell’Ulivo.
‘Ritengo che il Pd debba muoversi verso una riforma elettorale coerente con la decisione di svolgere le primarie.
Sono giorni decisivi: guai a sbagliare’, ha proseguito Prodi precisando di ritenere un ritorno al Mattarellum (il mix tra collegi uninominali e quota proporzionale), la legge elettorale in vigore prima dell’attuale, ‘il male minore’.