L’addio della Polverini: Consiglio raccapricciante

"La decisione è irrevocabile, mi dimetto". Dopo sette giorni di passione, tra annunci e smentite, voci e controvoci, Renata Polverini alla fine ha lasciato la presidenza della Regione Lazio. Lo ha fatto al termine dell’ennesima giornata di caos politico, convocando i giornalisti in una conferenza stampa in via di Ripetta, al centro di Roma. Una decisione a suo dire già presa: "Comunico soltanto stasera ciò che, per senso istituzionale, avevo comunicato ieri a Napolitano e Monti e oggi ad Alfano. Nei prossimi giorni formalizzerò con il ministro Cancellieri le mie dimissioni: mi auguro che le spese per queste elezioni non gravino troppo sulle tasche dei cittadini".

Alla conferenza la Polverini aveva seduto accanto il vicepresidente della Regione ed esponente dell’Udc del Lazio Luciano Ciocchetti. E non è sembrato un caso, viste le voci che circolavano su un ritiro della fiducia da parte del partito e sentite le parole (poco prima in tv) del leader nazionale Pierferdinando Casini che aveva chiesto di "restituire la parola ai cittadini con le elezioni". Nell’Udc "in tutto questo periodo mi sono stati a fianco in maniera incredibile", dirà poi la Poverini, "ma anche il Pdl con Alfano e Berlusconi".

Ha spiegato di aver fatto il fatidico passo indietro per colpa del Consiglio regionale, che al contrario della giunta "non è più degno di rappresentare una regione importante come il Lazio: non era accettabile mantenere quelle persone in un luogo prestigioso: hanno fatto cose raccapriccianti, che avrò modo di spiegare in questi giorni. La festa era finita già da lunedì scorso, volevo solo vedere fino a che punto questo Consiglio si dimostrava vile.
Io invece me ne vado a testa alta – ha continuato – mi hanno detto che è dal 1970 che un governatore non lascia senza avere nessuna colpa".