Il Pdl non sarà allo sbando, ma la giornata vissuta oggi dai big del partito a via dell’Umiltà basta a descrivere un clima. Fin dal mattino è stato un rincorrersi di riunioni e durante uno di questi summit, riferiscono, sono volate parole grosse fra ex An ed ex FI. A innescare la miccia, i nodi della riforma della legge elettorale e il futuro del Pdl, anche nella prospettiva di un sostegno a Monti. Su nessuno di questi punti Berlusconi la pensa come i colonnelli di via della Scrofa.
E il dissenso è reciproco.
La tensione è altissima, nel partito. Le voci di scissioni si rincorrono da settimane e l’affaire Polverini ha complicato ancor di più la partita. Berlusconi non sembra intenzionato a fare le barricate per introdurre le preferenze – cavallo di battaglia degli aennini – nella legge elettorale. Ma il Cav sembra soprattutto nuovamente tentato dall’idea di ‘investire’ direttamente Monti in vista del 2013. In fondo, anche oggi ha accennato alla possibilità di un bis: "Monti? Per essere candidato occorre innanzittutto volersi candidare. Aspettiamo e vedremo".
Benzina sul fuoco, per gli ex An, che temono di restare emerginati con un Monti bis. Proprio loro, gli ex Alleanza nazionale, guardano con preoccupazione anche a un’eventuale scissione pilotata, intravedendo il rischio di una ‘trappola’ politica che mira a renderli residuali. E infatti, il messaggio recapitato oggi ad Alfano mostra il tentativo di restare aggrappati all’esistente: noi siamo con te, rilancia il partito sfruttando il disastro del Lazio, ha affermato pubblicamente La Russa.
Certo, i continui stop and go di Berlusconi rischiano di far perdere i nervi all’intera classe dirigente del partito. Ancora incerto sul futuro, l’ex premier ha rispolverato anche oggi alcune parole d’ordine che lascerebbero trasparire l’intenzione di mettere mano al partito: occorre un "forte rinnovamento" e un "risanamento senza incertezze" della politica, inseguendo "lo spirito del ’94". Per farlo, il Cavaliere propone riforme radicali sul meccanismo di finanziamento dei partiti, chiedendone l’abrogazione.
Ma la valanga laziale sembra appena iniziata. Molti altri Consigli regionali traballano (dalla Campania alla Calabria fino alla Lombardia). Nuove rivelazioni, dicono i rumors di Montecitorio, potrebbero segnare le cronache dei prossimi giorni, a partire proprio dal caso Lazio. Proprio la Regione amministrata fino a ieri da Polverini è al centro in queste ore di una complicata partita sotterranea. Il governo è intenzionato, pare, a far votare in aprile. Ma secondo alcune indiscrezioni, il rischio che in base a complicati meccanismi i consiglieri possano continuare a percepire lo stipendio rischia di anticipare il ricorso alle urne. Si tratterebbe di una nota stonata, difficilmente giustificabile di fronte all’opinione pubblica. Uno scenario così scomodo da far tornare in pista anche l’ipotesi di voto anticipato a novembre.
Anche di questo si discuterà domani nella riunione convocata da Berlusconi a Palazzo Grazioli, secondo atto dopo il summit con Alfano, coordinatori, capigruppo regionali e vice che si è tenuto oggi a via dell’Umiltà (si è visto nella sede del partito anche Carlo De Romanis). Parteciperà l’intero stato maggiore del Pdl e l’incontro sembra promettere momenti di tensione. Resta per ora in stand by l’ufficio di Presidenza: si deciderà domani se tenerlo giovedì o rinviarlo a data da destinarsi.