La premessa è che loro non sono "nè una corrente nè un nuovo partito" nè sono "interessati ad avere un posto al sole alle politiche", nè vogliono spaccare il Pdl ma chiedono "scelte drastiche" al partito il cui simbolo nelle loro città "è diventato piombo sulle ali". Sono urgenti, innanzitutto, due mosse: primarie e rappresentanti sempre e comunque eletti, "basta con gli unti dal Signore". Il movimento dei sindaci azzurri, intitolato "L’Italia chiamò", scende in campo.
Per il momento sono dodici amministratori, ma lanciano un appello al rinnovamento del Pdl e un manifesto che domani sarà possibile sottoscrivere e che parte da una rinuncia: nessuno dei firmatari dovrà avere ambizioni per poltrone alla Camera o al Senato. Agli altri, a livello nazionale, si chiede infatti un "atto di generosità" e diversi passi indietro.
"I vertici del Pdl devono fare un atto di generosità – recita il manifesto – e riconoscere con umiltà gli errori di una stagione complessivamente fallimentare. E’ finita la stagione con Berlusconi senza se e senza ma, ci auguriamo che il presidente chiarisca al più presto i contenuti del nuovo progetto politico e che sia messa al centro l’importanza di facce non solo nuove ma soprattutto credibili. Solo così saremo disponibili a credere ancora una volta in lui aiutandolo nella sua sfida, in caso contrario le strade inevitabilmente si divideranno". Alessandro Cattaneo e Guido Castelli, sindaci di Pavia e Ascoli, hanno ribadito, in una conferenza stampa nella sede del Pdl a Roma, che "è finita la stagione del centralismo carismatico, è finita la stagione con ‘Berlusconi senza se e senza ma’".