Dieci proposte per favorire il rilancio delle aziende sequestrate e confiscate alla mafia, sostenendo l’economia legale e il lavoro pulito in agricoltura: le lanciano la Flai e la Cgil che su di esse avvieranno nei prossimi giorni una raccolta di firme con l’intento di giungere alla presentazione di un disegno di legge di iniziativa popolare. L’iniziativa è stata presentata a Sciacca Terme nel corso di un convegno della Flai Sicilia. ‘Di questa legge – ha detto Stefania Crogi, segretaria generale della Flai nazionale – c’è bisogno perchè quando un’azienda agricola viene confiscata a mafia massa un lungo periodo prima che sia attribuita per scopi di pubblica utilità. Nel frattenpo – ha aggiunto – l’attività si ferma e i lavoratori sono senza sostegni. Ecco perchè – ha specificato – chiediamo ammortizzatori sociali e dinamiche di riattribuzione più veloci, affinchè l’impresa possa restare sul mercato’. Attualmente, secondo i dati ufficiali, il 90% delle aziende confiscate fallisce. ‘Noi – ha sostenuto Salvatore Tripi, segretario generale della Flai Sicilia – sosteniamo che il lavoro e’ una delle risposte allo strapotere mafioso ed e’ quindi necessario sostenere chi si impegna per creare nuove opportunita’ di lavoro in territori vessati dalla presenza mafiosa. Riteniamo inoltre- dice ancora-che i lavoratori non possano pagare per colpe che non sono loro’.
Secondo la Flai i beni confiscati non vanno intanto messi all’asta ma devono ritornare alla collettivita’ attraverso l’uso sociale. La proposta del sindacato prevede poi l’accesso automatico alla cassa integrazione per i lavoratori interessati, a prescindere dalla dimensione e dalla tipologia d’azienda, in attesa della riorganizzazione dell’attivita’ produttiva e incentivi ai datori di lavoro che assumono ex dipendenti di aziende sequestrate e confiscate. Tra le misure a sostegno delle imprese che intraprendono un percorso di emersione alla legalita’, l’attribuzione di un rating di legalita’ come strumento di agevolazione nell’accesso agli appalti pubblici e uno sconto d’Iva pari al 5%, inoltre l’istituzione di un fondo ad hoc per garantire il credito e fornire agli istituti bancari le adeguate garanzie. Vengono inoltre proposti, l’istituzione dell’Ufficio attivita’ produttive e sindacali presso l’Agenzia dei beni confiscati , agevolazioni fiscali attraverso un credito d’imposta per favorire l’emersione del lavoro irregolare, il congelamento dei debiti dell’azienda per saldarli dopo l’esaurimento della procedura giudiziaria allo scopo di salvaguardare i rapporti di lavoro e la continuita’ dell’attivita’ produttiva.
Proposti, inoltre, una serie di incentivi per i lavoratori che costituendosi in cooperativa sono disposti a rilevare l’azienda. Ad oggi sono 12.410 i beni confiscati alla mafia, di cui 1.636 aziende. Il 43% delle confische sono avvenute in Sicilia: 5.360 e tra questi beni 614 sono aziende.
‘Sosteniamo che questa azienda – afferma Stefania Crogi – producendo e dando lavoro possano diventare una testimonianza tangibile della sconfitta della criminalita’ organizzata’.