Legge elettorale: Martedì partono votazioni ma testo ancora non c’è

Dopo settimane di contatti tra gli ‘sherpa’, riunioni di comitati ristretti fallite, prove di intesa tra nuove e vecchie maggioranze senza esito, finalmente il Parlamento inizia a votare sulla riforma elettorale. Un testo base ancora non c’è. In commissione Affari Costituzionali ci sono 46 proposte ma dalla seduta di martedì prossimo 2 ottobre ne dovrà uscire una da cui partire.

Il presidente della Commissione, Carlo Vizzini, spiega che se "un ddl supererà la metà più uno dei presenti, diventerà il testo base". Ma è profondamente scettico: "Le proposte dei due principali partiti, una del Pdl e una del Pd, sono molto distanti tra loro". Le separa il solito abisso: quello sul premio di maggioranza che il partito di Silvio Berlusconi vorrebbe minimo (non oltre il 12%) e assegnato al primo partito mentre i democratici lo vorrebbero del 15% alla coalizione. E quello su come restituire agli elettori la possibilità, negata dalle liste bloccate del Porcellum, di scegliersi i propri rappresentanti: la proposta firmata da Gaetano Quagliariello prevede 2/3 dei seggi assegnati con le preferenze, il resto con le liste bloccate mentre il testo di Anna Finocchiaro e Luigi Zanda assegna il 50% dei seggi in collegi uninominali, 35% nei listini circoscrizionali.

Uno dei due relatori Lucio Malan (Pdl) spiega che si potrebbe ricorrere a un precedente avvenuto nel 1997 nella Bicamerale, "l’unico caso in cui si è partiti senza testo base ricorrendo a una sorta di concorso di bellezza in cui fu scelto un testo base anche senza maggioranza assoluta". Il ddl a prima firma Quagliariello (un proporzionale con un premio di governabilità del 10% alla lista che prende più voti sul piano nazionale, il 2/3 dei candidati scelti con i voti di preferenza e la restante parte con lista bloccata) la maggioranza assoluta (14 voti) in Commissione ce l’avrebbe se Lega, Udc e Coesione nazionale la votassero. Si materializzerebbe così il blitz tanto temuto dal Pd.

Oggi, tuttavia, il leghista Roberto Calderoli ha annunciato una proposta di mediazione tra Pd e Pdl. Un sistema, spiega il padre dell’attuale sistema di voto, con attribuzione proporzionale dei seggi esclusivamente a livello circoscrizionale; con la definizione di 232 circoscrizioni Camera e di 116 collegi Senato.
In ciascuna circoscrizione, propone il senatore del Carroccio, il partito presenta liste plurinominali di due o al massimo tre candidati. Viene attribuito un premio di governabilità alla coalizione che supera il 45% in modo da garantire il 55% dei seggi. Se nessuna coalizione dovesse raggiungere il 45% dei voti, un premio del 5% dei seggi conseguiti andrebbe al primo partito.

Malan definisce la proposta di Calderoli "interessante" ma sulla legge elettorale i partiti sembrano andare ancora in ordine sparso. Una confusione che a qualcuno, soprattutto tra i tifosi del Monti-bis, non dispiace perché, è il ragionamento, potrebbe porre le basi per un intervento del governo per decreto. Il premier Mario Monti per ora stoppa ogni velleità: "La riforma elettorale non è qualcosa in cui sono impegnato. Abbiamo cercato di salvare il Paese e i partiti politici si sono impegnati a ridare funzionalità al sistema politico. È nelle mani dei 3 partiti principali e degli altri. Spero che ci sarà prima di queste elezioni".