Primarie & Avvenire: Pericoloso cambiare le regole

"La decisione del Pd e dei suoi alleati di tenere le primarie è apprezzabile" ma "questo valore positivo rischia di essere inficiato da manovre procedurali, interventi dell’ultimo momento sulle regole, che possono far pensare alla volontà di condizionare dall’alto la libera espressione della scelta popolare e che risultano incomprensibili ai più". Lo scrive il quotidiano Avvenire in un editoriale pubblicato oggi in cui definisce "pericoloso" intervenire sul regolamento per l’effettuazione delle primarie.

"Al di là dei contenuti del regolamento" per le primarie che verranno cambiati nell’assemblea di domani e che, sottolinea il quotidiano della Cei, "sono stati criticati da Matteo Renzi e Nichi Vendola, non è chiaro perché sia un solo partito a dettare le regole per una consultazione che coinvolge la coalizione. Sembrerebbe soltanto una questione procedurale ma sta suscitando tensioni e preoccupazioni rilevanti, al punto che l’ex segretario del Pd Veltroni parla addirittura di rischi di collasso del partito. Il fatto è – conclude Avvenire – che un problema politico difficilmente si risolve a colpi di regolamento. Le primarie di coalizione sono una specie di ircocervo che hanno funzionato finché si svolgevano come operazione di consenso intorno a un candidato già riconosciuto da tutti, anche dai suoi competitori, come vincente. In una situazione in cui invece l’esito è incerto, è la stessa composizione della coalizione a risultare instabile. Vendola in caso di vittoria di Renzi chiederebbe ai suoi elettori di sostenerlo? Difficile dirlo, e lo stesso vale nel caso inverso".

"In una situazione già così magmatica – sottolinea Avvenire – introdurre problemi regolamentari può risultare assai pericoloso perché al limite consente a chi fosse sconfitto di non riconoscere la piena legittimità del percorso con conseguenze imprevedibili. Bersani, rinunciando all’esclusiva come candidato democratico che gli era conferita dallo statuto, ha dimostrato disponibilità e apertura. Forse non conviene neanche a lui dissipare questo patrimonio di lealtà riconosciuta imponendo regole che, a ragione o a torto, i suoi competitori considerano strumentali e improprie".