I Governi riuniti in India per prendere decisioni chiave sul futuro della biodiversità e del nostro pianeta devono dimostrare che l’accordo che hanno sottoscritto due anni fa nell’ambito della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) non era solo un’espressione di buona volontà ma un impegno preso seriamente. E’ l’augurio del WWF all’apertura dell’undicesima Conferenza delle Parti della CBD che da oggi al 19 ottobre vedrà oltre 190 nazioni riunite a Hyderabad, in India, per discutere l’implementazione della Convenzione, un trattato legalmente vincolante per regolamentare l’utilizzo sostenibile della ricchezza naturale del pianeta.
Nel 2010, a Nagoya (Giappone), i Governi hanno definito un percorso fino al 2020 in grado di prevenire ulteriori estinzioni di specie e il declino del patrimonio naturale mondiale. Ma rispetto a questo storico risultato, molti Stati non hanno mantenuto le promesse e gli impegni presi. Il WWF chiede a tutte le nazioni riunite a Hyderabad d’implementare urgentemente gli obiettivi concordati.
“Gli accordi approvati a Nagoya due anni fa hanno davvero il potere di fermare la drammatica perdita di biodiversità in tutto il pianeta, con le sue gravi ripercussioni sui sistemi economici e sociali globali, ma i Governi devono sostanziare le loro promesse con i fondi necessari e trasformare le parole in azioni – ha detto Gianfranco Bologna, direttore scientifico WWF Italia – Il WWF opera da sempre per mettere al centro dell’economia il capitale naturale. Più che mai in una situazione di grave crisi economico-finanziaria globale, gli investimenti “verdi” sono fondamentali per costruire il nostro futuro o non saremo in grado di ricostituire il crescente deficit ecologico che stiamo accumulando.”
Progressi… ma non abbastanza
Un buon 91% delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) ha sviluppato strategie e piani per proteggere la natura e la biodiversità. Ma solo 14 Paesi hanno rivisto i loro piani prendendo in considerazione il piano strategico concordato a Nagoya, e ancora meno hanno preso misure per integrare i servizi forniti dalla natura nei loro piani di sviluppo.
Eppure anche in questo panorama fosco, alcune nazioni hanno fatto un passo avanti e stanno iniziando a onorare gli impegni presi a Nagoya. In Indonesia il Governo ha avviato un “debito per la natura” di 28,5 milioni di dollari con gli Stati Uniti per un programma di conservazione dedicato a foreste, carbonio e biodiversità. In Guyana, a luglio 2012, è stato aperto un fondo per la conservazione che apre la strada all’avvio di un fondo nazionale per le aree protette. E i Paesi europei hanno concordato una strategia per raggiungere gli obiettivi della CBD nell’Unione Europea che se implementata potrebbe aiutare a fermare la perdita di biodiversità entro il 2020.
E IN ITALIA? IL NUOVO PROGETTO LIFE “MAKING GOOD NATURA”
L’Italia, con la propria Strategia Nazionale per la Biodiversità adottata il 7 ottobre 2010, si presenta all’incontro internazionale con le carte formalmente in regola, essendo tra l’altro uno dei pochi paesi ad aver redatto il rapporto sull’analisi delle risorse finanziarie dedicate alla conservazione della biodiversità, uno degli impegni assunti alla COP10 di Nagoya (solo 24 paesi della CBD hanno redatto il rapporto, dei quali 11 su 27 gli Stati membri dell’Unione Europea).
In questo contesto in Italia prende il via anche il nuovo progetto LIFE “Making Good Natura”, il primo progetto finanziato dal programma europeo Life dedicato ai Servizi Ecosistemici, con l’obiettivo di fornire strumenti innovativi per la gestione ed il finanziamento delle aree protette del nostro paese. L’iniziativa coinvolge alcune aree naturali d’interesse comunitario (siti Natura 2000) di ben sei Regioni del nostro paese (Calabria, Campania, Marche, Emilia Romagna, Lombardia e Sicilia). Il progetto verrà realizzato da un gruppo di lavoro formato dal Consorzio universitario CURSA, capofila del progetto, l’Accademia Europea di Bolzano EURAC, il WWF Italia, il WWF Ricerche e Progetti, il Parco Nazionale del Pollino, il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, il Parco Interregionale Sasso Simone e Simoncello, La Regione Sicilia e la Regione Lombardia, l’Ente per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste della Lombardia ERSAF.
Il progetto LIFE, sostenuto anche dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, affronta uno dei principali problemi che saranno discussi in occasione della COP11 di Hyderabad: come attribuire un valore e più in generale quantificare i benefici forniti dai servizi ecosistemici che, a differenza del turismo e dei servizi ricreativi, sono fuori dal mercato, come gli habitat per le specie selvatiche, conservazione del suolo, impollinazione, purificazione dell’acqua. Il progetto LIFE cercherà d’inserire nella gestione delle aree naturali protette – e questo è il lato più innovativo del progetto – meccanismi normativi ed economici per il riconoscimento economico delle attività necessarie al mantenimento dei servizi ecosistemici.
“La reale volontà dei Governi di raggiungere gli obiettivi per arrestare la perdita della biodiversità a livello globale si misura oggi dall’entità degli investimenti finanziari – ha detto Isabella Pratesi, direttore Politiche di Conservazione Internazionali del WWF Italia – Vedremo quali impegni saranno assunti dalla COP11, in particolare dai Paesi più ricchi per aiutare i Paesi più poveri, e da tutti i Paesi per incrementare i loro budget nazionali. La natura sostiene la nostra esistenza sul pianeta ed i Governi devono investire nella conservazione della biodiversità se pensano seriamente al nostro futuro. Proteggere la biodiversità è un investimento per il futuro.”