Legge elettorale: niente accordo, ma oggi si vota un testo base

La commissione Affari costituzionali del Senato dovrà votare i due testi di riforma della legge elettorale che sono stati depositati a conclusione di un confronto durato alcuni mesi. I relatori Enzo Bianco (Pd) e Lucio Malan (Pdl) non sono riusciti a trovare l’accordo per proporre un unico testo. Il nodo della distinzione resta il problema del reinserimento delle preferenze a cui il Pd non ha dato il via libera proponendo in alternativa l’elezione dei parlamentari attraverso un mix tra collegi e listini bloccati, come prevede la legge elettorale tedesca che ha un impianto proporzionale. Pdl (con dissensi interni) e Udc sono invece a favore delle preferenze ritenendo tale soluzione quella che assicura la restituzione all’elettore del diritto di scelta. La Lega Nord non è contraria alle preferenze e potrebbe finire per confluire sulla proposta del Pdl, mentre l’Idv invoca il ritorno al cosiddetto Mattarellum (75% di eletti in collegi uninominali alla Camera, 25% di eletti in una quota proporzionale). In commissione potrebbe percio’ prevalere una maggioranza formata da Pdl, Udc e Lega Nord.
L’accordo trasversale tra Pdl-Udc e Pd e’ invece sulla soglia di sbarramento al 5% per entrare in Parlamento (scende al 4% per i partiti uniti in una coalizione che superi il 15%), sulla necessita’ che la legge elettorale della Camera sia uguale a quella del Senato, sul premio di governabilita’ al 12,5% per la coalizione vincente (il che tradotto in numeri significa 76 seggi alla Camera e 37 al Senato, quote che dovrebbero essere sufficienti a evitare maggioranze risicate).
Bianco, relatore per il Pd, spiega che tra i partiti c’è accordo anche sull’idea di introdurre un tetto alle spese elettorali, con sanzioni che arriverebbero fino alla decadenza del parlamentare se fosse superato. Accordo anche sulla proposta di modificare i regolamenti di Camera e Senato in modo che nel corso di una legislatura non si possano formare gruppi parlamentari diversi dalle liste che si sono presentate alle elezioni (in questo modo si combatterebbe il trasformismo dei troppi cambi di casacca, se si cambia partito si andrebbe automaticamente nel gruppo misto). In entrambi i testi in discussione si prevedono infine norme piu’ rigorose per il voto degli italiani all’estero che si ritiene foriero di possibili scandali.
Il testo che questa mattina verra’ votato a maggioranza diventera’ quello su cui impostare il confronto nell’Aula del Senato dove ulteriori correzioni saranno possibili con l’approvazione degli emendamenti. Gaetano Quagliariello, Pdl, non chiude la porta alla mediazione: ‘Non sono mai stato un fanatico delle preferenze, bisogna solo evitare di passare da un eccesso all’altro’.
Angela Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, non e’ ottimista: ‘Tra preferenze e collegi e’ difficile trovare una mediazione. Le cronache di questi giorni confermano che la nostra posizione e’ saggia e sana. Sarebbe ben difficile spiegare la reintroduzione delle preferenze in questo clima.
Confermo tuttavia esserci in commissione la volonta’ di superare il Porcellum. Questo e’ il vero fatto politico su cui puntare ogni energia’. Intanto Renato Schifani, presidente del Senato, precisa sui tempi di discussione della riforma elettorale: ‘E’ ancora troppo presto per calendarizzarla in Aula’.
Sul nodo delle preferenze, il Pd si augura che cresca il dissenso nel Pdl dopo che una quarantina di deputati di quel partito ha firmato un appello contro quella scelta (tra i firmatari ci sono Enrico La Loggia, Stefania Prestigiacomo e Giuliano Cazzola). Sulle preferenze insiste invece la componente ex An del Pdl che ha affidato all’ex ministro Giorgia Meloni il compito di allargare il consenso su questa opzione.
E’ probabile che dopo il voto di oggi in commissione i ‘saggi’ dei partiti che hanno cercato fin qui una mediazione – Maurizio Migliavacca (Pd), Denis Verdini (Pd), Lorenzo Cesa (Udc) – tornino a trattare in vista dell’arrivo in Aula del testo base su cui misurare le varie posizioni. In caso di braccio di ferro sulle preferenze, secondo le indiscrezioni, il Pdl ne chiederebbe 3 a disposizione dell’elettore mentre il Pd ne vorrebbe 2 ma con l’obbligo della parita’ di genere nella scelta da affidare all’elettore (una preferenza per un candidato uomo, una preferenza per un candidato donna).
L’obiettivo comune tra i partiti e’ comunque quello di evitare di andare alle elezioni politiche nella prossima primavera con il cosiddetto Porcellum, con cui si e’ votato nel 2006 e nel 2008.