"La politica e l’economia, troppo frequentemente, rifiutano il rapporto con l’etica". Questo uno dei passaggi dell’omelia del cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, per la celebrazione dell’Anno della Fede indetto da papa Benedetto XVI.
"Siamo coscienti che viviamo un tempo difficile sia nella Chiesa sia nella società, che è profondamente cambiata. Il nostro mondo è – ha detto il presule dall’altare del Duomo di Napoli – ampiamente secolarizzato, con forte crescita dell’indifferenza religiosa. La ragione si è trasformata in divinità che vuole fare a meno di Dio. Molti – ha aggiunto Sepe – riescono a vedere solo l’orizzonte terreno e la religione la si vuol confinare solo all’ambito personale e, comunque, senza alcuna rilevanza pubblica".
"Ma, senza Dio, questa società presenta anche molte ferite: la violenza, la divinizzazione del denaro, le deviazioni morali, le illegalità e la corruzione, l’uso smodato e arrogante del potere sono tutte manifestazioni – ha ammonito il cardinale – di un malcostume e di una perversione che per molti diventano stile di vita e fanatismo, fino al punto da annullare la dignità e il valore della persona".
"Se questo è il mondo che "dobbiamo evangelizzare, pur coscienti di essere una minoranza, un ‘piccolo gregge’, allora la nostra fede deve sempre più manifestarsi come sale e lievito che sa incarnare non solo nelle emergenze, ma – ha concluso l’arcivescovo – nella vita normale e quotidiana della nostra società la presenza salvifica di Cristo".