Alla fine, la domanda a cui nessuno sa rispondere è: quanto durerà? Non si sbilancia Roberto Formigoni che si presenta in conferenza stampa con la faccia di chi vuole ostentare sicurezza. E non lo fa nemmeno Roberto Maroni che, interrogato, sembra letteralmente sorridere sornione sotto i baffi. Accanto a loro il segretario del Pdl, Angelino Alfano, l’unico a scegliere di restare in maniche di camicia alla fine di una riunione che li ha visti tutti e tre impegnati praticamente per un giorno intero.
Dunque, il Celeste (per ora) non si dimette, la Lega (per ora) non fa precipitare la Lombardia verso il voto anticipato e il Pdl riesce (per ora) a mettere una toppa sull’ennesimo scandalo che ha toccato uno dei suoi esponenti. Finisce così una giornata cominciata alle 11 e finita alle 20 a via dell’Umiltà: una riunione in due round con in mezzo un passaggio del Governatore e del segretario del partito a ‘conferire’ con Silvio Berlusconi per avere l’imprimatur sull’esito della trattativa. La soluzione che fa rientrare l’ultimatum lanciato dalla Lega a Formigoni è il seguente: azzeramento dell’attuale giunta, creazione di una nuova fortemente ridotta nel numero (probabilmente addirittura dimezzata), riforma della legge elettorale entro dicembre con eliminazione del listino bloccato e rilancio del programma puntando su sanità, welfare e – cavallo di battaglia del Carroccio – la macroregione del Nord.
Non è stata una trattativa semplice e, a un certo punto, a sera, è sembrata a un passo dall’arenarsi. Nodo del contendere, in particolare, la ‘scadenza’ dell’annunciato nuovo corso. La Lega, infatti, in questo momento non avrebbe interesse (anche causa sondaggi) a far cadere la legislatura regionale. Per i padani tuttavia, l’orizzonte resta quello dell’aprile del 2013, magari con l’obiettivo nel frattempo di ‘maturare’ un proprio candidato.
L’idea di un esplicito mandato a tempo, invece, ha trovato l’opposizione di Roberto Fomigoni. In mezzo, ancora una volta, Angelino Alfano preoccupato di salvaguardare l’immagine del "buon governo lombardo" e allo stesso tempo consapevole della necessità di fare qualcosa e in fretta. "Se non usciamo da qui con una decisione – avrebbe detto – crolliamo definitivamente nei sondaggi e non risaliamo più". Non è un caso, dunque, che Formigoni manifesti l’auspicio di andare avanti fino alla scadenza naturale del 2015, mentre Maroni si è limitato a un significativo ‘vedremo’. E fissando una prima ‘verifica’ a dicembre. D’altra parte sabato sarà riunito il Consiglio federale e quello potrà essere il luogo in cui fare le necessarie valutazioni.
Il fatto è che la nuova giunta, almeno così ha garantito Formigoni, dovrebbe nascere in tempi brevissimi, "già nei prossimi giorni". Ma un po’ tutti in Lombardia sono convinti che a rimescolare le acque, nei prossimi giorni, potranno arrivare nuovi sviluppi delle inchieste, non solo riguardanti il Pdl. E se, anche facendo questi calcoli, la Lega non mette ipoteche sul prosieguo del governo Formigoni, nel Pdl lombardo vengono sempre più a galla le fazioni che finora la ‘concentrazione’ di potere nelle mani del Celeste aveva lasciato in sonno. Per ora a prevalere è il principio, caro allo stesso Berlusconi, che si debba rivendicare il buon governo attuato fino a questo momento e che il ‘tutti a casa’ non sia necessario. Almeno quanto non lo era – dal suo punto di vista – per Renata Polverini. Ma nel Popolo delle libertà milanese le fazioni sembrano pronte a esplodere.