La reazione ufficiale, e anche quella ufficiosa, è di "apprezzamento": il Pd, nei comunicati, plaude alle parole di Giorgio Napolitano sulla legge elettorale e anche a microfoni spenti nessuno del giro del ‘quartier generale’ ammette di trovare niente di problematico nelle parole scritte dal presidente della Repubblica al presidente del Senato. Il tema è delicato ed è ovvio che, essendoci di mezzo il Quirinale, il Pd si attenga al massimo scrupolo. Ma se si mettono a confronto le parole del Colle con quelle di Pier Luigi Bersani non si può non notare la diversa prospettiva e un dirigente del partito che non fa parte del giro bersaniano non risparmia il sarcasmo: "Napolitano ha preso la tessera della ‘lista Monti’… Questa lettera è un avvertimento fortissimo rivolto proprio a noi…".
Al Colle negano letture ‘politiche’ o ‘dietrologiche’ e spiegano che la lettera è innanzitutto un tentativo di favorire la riforma. Si parla di principi generali, e viene ricordato che Napolitano ha già parlato in passato del rischio dell’ingovernabilità. Non si entra nel merito di premio a partito o a coalizione ma si sottolinea che non è il premio, ossia non sono vincoli o incentivi, che risolvono il problema politico di coalizioni che hanno fallito e sono entrate in crisi anche quando avevano maggioranze forti, è successo al centrosinistra e anche al centrodestra. Insomma se non c’è intesa politica non ci sono premi che tengano. Inoltre Napolitano fa riferimento ai principi indicati dalla Corte Costituzionale sulla legge elettorale: da un lato la governabilità, dall’altro la rappresentatività. Secondo il Colle, insomma, la lettera è volta a far riflettere tutti i partiti, ed è ovvio che il modello uscito dal Senato può essere ancora modificato, ma per ora è positivo che si arrivi in Aula, dove servirà un ampio consenso.
Eppure le cose sembrano più complicate di come vengono descritte sia dai vertici del Pd che dal Colle.
E’ ovvio che le parole del presidente siano rivolte "a tutti i partiti", ma chi in queste settimane ha fatto del premio di governabilità un punto irrinunciabile è Bersani. Anzi, pure nel comunicato di "apprezzamento" per le parole di Napolitano, Bersani ricorda: "La sollecitazione a procedere nella sede parlamentare alla riforma delle legge elettorale è giusta e la accogliamo con favore. Noi stiamo lavorando con tutte le nostre forze perché la riforma si faccia garantendo la prospettiva della governabilità del Paese, la possibilità per i cittadini di scegliere i parlamentari e la parità di genere".
Peccato che nella lettera di Napolitano a Schifani non si dica mai che la legge elettorale debba garantire la "governabilità", le parole del presidente dicono che bisogna "evitare il ricorso a incentivi e vincoli tali da indurre a vasti raggruppamenti elettorali di dubbia idoneità a garantire stabilmente il governo del Paese". Non si tratta di sofismi, il presidente non chiede meccanismi che garantiscano la governabilità, come fa il Pd, ma invita ad "evitare incentivi e vincoli", ovvero il premio, che hanno il solo effetto di produrre "raggruppamenti elettorali di dubbia idoneità a garantire il Governo del Paese". Insomma, Napolitano boccia il premio in maniera netta, soprattutto boccia meccanismi che ‘spingano’ i partiti ad allearsi. Bersani, invece, ripete sempre che "la sera delle elezioni si deve sapere chi potrà governare": tradotto, significa che le coalizioni si devono formare prima del voto.
Peraltro, è vero che il premio alla coalizione in un meccanismo elettorale che non garantisce la maggioranza nemmeno al vincitore rischia di essere un assurdo giuridico: si attribuirebbero dei seggi di bonus, per esempio, a Pd e Sel che poi, magari, dopo il voto si ritroverebbero uno al Governo con centristi mezzo Pdl e un altro all’opposizione.
L’unico sistema che tiene insieme la richiesta di Napolitano (evitare meccanismi che ‘costringano’ i partiti ad allearsi) e i paletti di Bersani (sapere chi ha vinto la sera del voto) potrebbe essere un sistema ‘spagnolo’ o un modello francese. Il meccanismo francese non è ipotizzabile, quello spagnolo potrebbe in teoria ancora essere ottenuto con profonde modifiche dello schema votato come testo base. Di sicuro, il no al premio non va nella direzione finora auspicata dal Pd.