Primarie: D’Alema, se vince Bersani non mi ricandido

Massimo D’Alema sceglie ‘Otto e mezzo’, la trasmissione condotta da Lilli Gruber su La7, per fare un annuncio: ‘Se vince Bersani, avrà a disposizione il mio posto in lista e non chiederò deroghe. Se vince Renzi, invece, ci sarà uno scontro politico. Siamo un partito democratico e le liste non le fa Renzi o chi vince le primarie, ma il partito’. Sono frasi che stemperano nell’immediato il problema della ricandidatura di D’Alema e che rafforzano la segreteria di Pier Luigi Bersani ma che in caso di vittoria nelle primarie di Matteo Renzi assomigliano a una dichiarazione di guerra. Aggiunge il presidente del Copasir: ‘Ho l’impressione che quando uno parte con l’idea del ‘rompo tutto’, qualcosa alla fine si rompe. Siccome però penso che vincerà Bersani, mi sento già proiettato verso un incarico extraparlamentare. Quest’ultima parola suona bene, mi fa anche ringiovanire’. L’ex ministro degli Esteri ricostruisce con puntiglio la polemica che lo vede protagonista: ‘Io andai da Bersani e gli dissi che alle elezioni sarebbe stato giusto dare un segnale di rinnovamento e non mi sarei quindi candidato. Io ho sempre preso molti voti. Proposi questo avvicendamento perche’ sono molto impegnato in Europa. Il tema delle candidature all’epoca non era tema del giorno. Poi questa questione e’ stata presa in mano da Renzi ed e’ diventata un motivo di scontro’. D’Alema ricorda i suoi molteplici impegni come presidente dei centri studi dei partiti socialisti e progressisti europei.
Il presidente del Copasir dice inoltre di rispettare la scelta di Walter Veltroni che ha annunciato di non volersi ricandidare ma ci tiene a sottolineare: ‘Abbiamo caratteri diversi. Io sono portato alla battaglia. Io voglio portare in giro per l’Italia la candidatura di Bersani senza che nessuno possa dire che lo faccio per difendere lo scranno. Io lo scranno lo mollo. Sono l’unico presidente del Consiglio che si e’ dimesso senza aver perso la maggioranza. Quando il paese ha vissuto un momento difficile, mi sono sempre mobilitato’.
Poi arriva l’attacco frontale al sindaco di Firenze: ‘Renzi non e’ il rimedio ma e’ peggio del male perche’ e’ un elemento di divisione. Il difetto del centrosinistra è stata la divisione, la fragilità delle alleanze, abbiamo bisogno, per evitare di tornare a questo errore, di una personalità che unisce, questa è la ragione per cui sostengo Bersani’. Poi aggiunge: ‘E’ aberrante questo modo di pensare e dire ‘io metto o io tolgo questa persona’. Non esiste, va contro i fondamentali della democrazia. Obama la prima cosa che ha fatto dopo la vittoria non e’ stato far fuori Hillary Clinton ma di chiamarla a responsabilita’ comuni di governo’. D’Alema insiste con le sue argomentazioni: ‘L’elezione parlamentare non e’ impiego pubblico. Io sono stato eletto, non ho occupato un posto. Sono l’unico leader di centrosinistra che si e’ candidato nel collegio senza paracadute quando c’era una legge elettorale che faceva scegliere gli eletti direttamente ai cittadini. E, partendo da meno otto, ho avuto piu’ tredici del centrosinistra. Ora, con questa legge elettorale non democratica in cui il consenso non e’ il metro della scelta, si incanaglisce il clima’.
L’ex premier non fa cenni allo Statuto del Pd che prevede tre mandati parlamentari o quindici anni di presenza alla Camera e al Senato senza chiedere deroghe. ‘Gli applausi – sottolinea – li misureremo alla fine, quando si votera’ alle primarie. Dobbiamo unire. Non stiamo facendo il congresso del Pd. Stiamo discutendo il governo dell’Italia. Pier Luigi Bersani non rottama nessuno ma nemmeno nominera’ nessuno perche’ bisogna stare alle regole’.
Lilli Gruber chiede spiegazioni per una dichiarazione dai toni forti fatta da D’Alema (‘Se c’e’ qualcuno che crede che io ormai sia un cane morto, credo proprio che in termini di consensi reali, nel partito e nel paese, si stia sbagliando’). La replica: ‘Non e’ certamente piacevole essere oggetto di una aggressione. Essere rottamato e rottamato senza indennizzo. E oggi siamo arrivati all’immagine piuttosto sgradevole di una figura con la mia immagine, sotto il camper di Renzi. In generale nella vita politica, ma poi nello stesso partito, non e’ tollerabile questo modo di condurre la lotta politica. Parliamo di una persona che pretende di essere domani al posto di Monti, avrebbe il dovere di proporre qualcosa di piu’ dei semplici insulti a D’Alema’.
Continua l’affondo contro il sindaco di Firenze: ‘Dovrebbe proporre qualcosa e non animare una contrapposizione cosi’ distruttiva. Gli applausi li misureremo alla fine con le primarie. Se uno aggredisce un altro, suscita tifoserie favorevoli e tifoserie contrarie. Non abbiamo bisogno di tifoserie, ma di creare prospettive. Renzi non viene dal nulla, e’ stato ceto politico. E’ stato presidente della Provincia di Firenze fin da bambino. Fa parte della nomenclatura. Tira la volata a Grillo’. D’Alema chiude difendendo Rosy Bindi: ‘Per chiedere a qualcuno di farsi da parte ci vuole anche garbo. Se si deve dire a una persona ‘guarda bisogna avvicendarsi’, lo si fa con garbo. La Bindi ha ragione a essere arrabbiata’.
Renzi evita risposte in serata. Si limita ad ammettere che ‘la parola rottamazione e’ truce e volgare ma mi ha reso credibile’. Prende le distanze da chi su facebook rappresenta un finto D’Alema investito dal camper con il quale lui si sposta per l’Italia. Ma anche ieri, ad Empoli, ha pronunciato la frase piu’ applaudita nei suoi comizi: ‘Se perdo, l’ho gia’ detto e lo ripeto, mi faccio da parte e al massimo posso dare una mano ma continuo a fare il sindaco.
Una cosa e’ certa: se io vinco, D’Alema puo’ considerare la sua carriera parlamentare finita’.