C‘ERA UNA VOLTA IL PARLAMENTO!

L’art.77 della Carta Costituzionale dà facoltà al Governo di sostituirsi al legislatore attraverso lo strumento del decreto legge. E’ fatta avvertenza però che il ricorso alla decretazione è consentito soltanto nei casi di necessità e urgenza, quando cioè il normale iter parlamentare vanificherebbe la immediatezza dell’intervento. Prevedendo la limitazione, i costituenti hanno voluto impedire ogni abuso da parte del Governo che svilisse la funzione del legislatore naturale che è il Parlamento. Accade purtroppo da qualche lustro che gran parte dell’attività legislativa si svolge nel Palazzo del Governo con la conseguenza che il Parlamento è chiamato soltanto a convertire in legge il dettato governativo. E come se non bastasse, assai spesso accade pure che il Governo annulla il dibattito parlamentare e raccoglie il testo originario in un cosi detto maxiemendamento sul quale pone la fiducia. Come dire prendere o lasciare, e si va tutti a casa. E’ un mezzo sbrigativo che l’Esecutivo usa per tenere unita la maggioranza che lo sostiene e per bloccare l’ostruzionismo dell’opposizione. Il Governo vince, il Parlamento svolge una mera funzione notarile. Il Governo in carica ha trovato questo comodo percorso e lo ha fatto proprio, superando addirittura i suoi predecessori che pure ne avevano fatto uso smodato.
E’ vero che l’attuale maggioranza per la sua eterogeneità non è affidabile, è vero pure che il Parlamento non è più espressione della volontà popolare, ma è comunque cosa grave che gli inquilini di Camera e Senato abbiano abdicato alla iniziativa legislativa.
Dicevamo dell’ uso smodato della fiducia sui provvedimenti fin qui emanati dal Governo in carica, fatti salvi naturalmente quegli interventi indifferibili per evitare che il Paese sprofondasse, ma ciò non toglie che sono troppo ricorrenti fastidiosi eccessi. Il contenimento della spesa pubblica è una emergenza e bene ha fatto il Governo a porvi mano energicamente. Non si può dire però che sia stata sempre usata la dovuta oculatezza se poi,non la vulgata, ma voci autorevoli non risparmiano pesanti critiche. Contenere la spesa pubblica non è però l’unica emergenza perché vi si affiancano altre priorità e cioè il contrasto all’evasione fiscale ed alla corruzione. Per contrastare efficacemente l’evasione fiscale è evidente che serve un’A.F. forte di risorse umane ed economiche. Al riguardo non sembra che il Governo sia partito col piede giusto. Ci riferiamo al D.L. 27.6.2012 n.87 che aveva previsto all’art.3 la incorporazione dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato nell’Agenzia delle Dogane e l’Agenzia del Territorio nell’Agenzia delle Entrate. Il dl/87 però decadde perché non convertito in legge nei termini. Giova qui ricordare che già prima che la norma fosse emanata, la Commissione Finanze aveva espresso parere contrario nelle sedute del 25 giugno-4 luglio 2012 (risoluzioni On.le Ventucci) con invito all’Esecutivo perché soprassedesse ad intervenire sulle Agenzie Fiscali. Significativo al riguardo l’intervento del parlamentare Leo, già alto dirigente del Ministero delle Finanze, il quale non usò mezzi termini per dire che la riorganizzazione dell’A.F. è una tematica complessa che non può essere affrontata con leggerezza,ma occorre tanta cautela,come era avvenuto nel 1993 a proposito della sostituzione delle Direzioni Generali con i Dipartimenti, e nel 2001 con l’istituzione delle Agenzie Fiscali. Il parlamentare faceva pure notare che in nessuno degli Stati europei risultano attribuite ad uno stesso soggetto le funzioni di determinazione della rendita catastale e quelle relative all’accertamento e riscossione delle imposte immobiliari. Sulla base di un giudizio critico così tagliente era lecito attendersi che il Governo quanto meno si predisponesse ad un approfondimento. Non è andata così, perché con il D.L. 6.7.2012 n.95,convertito nella legge 7.8.2012 n.135(art.23/quater), la incorporazione delle suddette Agenzie è stata definita. Non demorde però la Commissione Finanze e coglie l’occasione del percorso parlamentare della Delega Fiscale per produrre nuovo emendamento mirante a sospendere gli effetti applicativi dell’art.23/quater fino alla scadenza del termine per l’esercizio della Delega e “ a decorrere dall’entrata in vigore dei decreti legislativi, da emanarsi ai sensi dell’art.12 della Delega stessa, sono soppressi i nn. da 1 a 8 e da 10 a 12 dell’art.23/quater della Legge 135/2012”. La Commissione aveva svolto un ottimo lavoro perché la riforma voluta dal Governo in effetti era stata cancellata. Ma l’insidia era dietro l’angolo e si è concretizzata in aula sotto la veste di un maxiemendamento nel quale non c’è stato spazio per l’emendamento della Commissione, miseramente caduto secondo la legge del più forte. Discussione naturalmente preclusa perché il Governo ha avuto la”diligenza” di blindare il suo maxiemendamento con il solito voto di fiducia. E’ cosa fatta l’accorpamento delle Agenzie,perché il passaggio definitivo al Senato non lascia prevedere colpi di scena. Ha vinto ancora il Governo, c’ha pesantemente rimesso la faccia la Commissione. Il Presidente della Commissione ha definito il gesto del Governo uno”sgarbo istituzionale”, ne ha tutte le ragioni, ma ha solo quelle,e poco vale che la Delega Fiscale sia passata con una maggioranza risicata. Piuttosto il Governo farebbe bene a spiegare il vero motivo di tanta fretta, negando più sereni approfondimenti, certamente non superflui in una operazione delicata e complessa che può rivelarsi dannosa rispetto ai benefici sperati. A parere degli esperti il danno in termini di spesa è immediato ed è stato già stimato in 10 milioni di euro occorrenti solo per raccordare gli stipendi del Personale. Sul piano della efficienza della nascente megastruttura non possono non nutrirsi fondati dubbi in ordine ai danni che possono derivare da una grande ammucchiata di personale eterogeneo, dai diversi sistemi di lavoro, dalla peculiarità del servizio di pubblicità immobiliare, che è di natura esclusivamente civilistica e che già non è apparso un felice connubio con le attività catastali. Non ultimo c’è il problema logistico legato alla annosa carenza di strutture, e in questo caso ne occorrono di particolare funzionalità. C’era il tempo,ed ancora ne resta un margine per pensarci. Dovesse nascerne un caos, chi di dovere( il Ministro delle Finanze in prima persona) dovrà poi spiegare come si potrà affrontare la lotta all’evasione fiscale. Se tutto questo è in linea con il contenimento della spesa pubblica lo sa solo il Governo che per bocca del ministro delle Finanze ha fatto sapere che la RGS ha assicurato che l’operazione porterà notevoli risparmi.
Non c’è ragione per mettere in dubbio la buona fede del Governo e la parola del ministro, ma i più si fidano del parere espresso in Commissione dal deputato Leo che nella sua precedente vita amministrativa ha avuto modo di conoscere gli uffici finanziari e il loro funzionamento.
Il Governo ha voluto avvalersi della fiducia, e in questo caso – come è noto – sono possibili solo dichiarazioni di voto,che ci sono state, ma poche e tiepidamente critiche in ordine alla incorporazione delle Agenzie. La stessa reazione, anche forte, del Presidente della Commissione resta una protesta quasi isolata,svilita pure dal paradosso che i membri della Commissione si sono astenuti in quella sede, ma in aula hanno votato la fiducia. Un comportamento contraddittorio che quanto meno lascia a desiderare sul piano della estetica parlamentare. Ci si aspettava pure che in sede di dichiarazioni di voto qualcuno lasciasse agli atti parlamentari un giudizio critico sulla concentrazione nelle mani di un unico soggetto di uno smisurato potere quale è la gestione delle due più importanti Agenzie Fiscali. Nessuno lo ha fatto,neppure la Lega che è all’opposizione del Governo. Tanti fatti messi insieme, e soprattutto la ingiustificata accelerazione, inducono allora il sospetto che l’operazione era comunque da farsi, illico et immediate, e magari anche a dispetto della così detta spending review. Diciamo, con un pizzico di malizia, che l’operazione potrebbe averla ordinata il medico. Ma chi è il medico? La domanda è retorica ed in quanto tale non aspetta risposta!

Pietro Paolo Boiano