Primarie Pd: sulle regole Renzi ricorre al Garante

Sulle regole per le primarie del partito democratico, Matteo Renzi ricorre al Garante della Privacy. Il sindaco di Firenze chiede di giudicare se la pubblicità degli iscritti all’albo del centrosinistra viola le norme sulla riservatezza. La replica di Pierluigi Bersani: regole votate da tutti. "Quando al Nazareno hanno letto sul Corsera che Matteo Renzi avrebbe fatto ricorso al Garante della privacy – riporta il quotidiano di via Solferino – hanno pensato a uno scherzo del ‘rottamatore’. Invece era tutto vero. Contro le regole da lui definite una ‘porcata’ e contro la pubblicazione dei nomi dei votanti, Matteo Renzi si e’ appellato alla massima autorità per la protezione dei dati personali. Il presidente dell’Authority, Antonello Soro, si è impegnato a ‘decidere in tempi brevi’. Mentre Pier Luigi Bersani non sembra intenzionato a spalancare le porte alla partecipazione: ‘Sono regole che abbiamo deliberato all’unanimita’. Non le ho fatte io, sono in mano ai garanti e tocca a loro farle rispettare’.
E’ l’ultimo atto del duello tra il sindaco e il segretario, che ieri sera a Ballaro’ sono tornati a scontrarsi, a distanza, sui rapporti con i ‘finanzieri delle isole Cayman’.
Ma ora a dividere Renzi e Bersani sono anche le carte bollate. Lo sfidante si e’ reso conto di aver sottovalutato la partita organizzativa, ha capito che il regolamento approvato il 19 ottobre dal Collegio dei garanti del centrosinistra rischia di penalizzarlo pesantemente ed e’ passato al contrattacco. La mossa del ricorso urgente, preparato da un pool di avvocati guidato da Giacomo Bei e firmato da Marco Carrai (presidente del Comitato per la candidatura di Renzi), e’ di quelle destinate a lasciare il segno e, spera il sindaco, a cambiare in corsa il regolamento: la mediazione a cui punta Renzi e’ la preregistrazione online dei votanti, che risparmierebbe agli elettori una tappa di quello che tanti ritengono un ‘percorso a ostacoli (à)".

"I vendoliani – aggiunge la REPUBBLICA – si dicono invece ‘stupefatti’ per la sorpresa di un ricorso neppure annunciato: ‘Dopo la cena con banchieri e finanzieri a porte chiuse probabilmente Renzi si e’ innamorato della segretezza piu’ assoluta’, ironizza a nome del comitato vendoliano Nicola Fratoianni. E di fronte all’accusa di scarsa trasparenza lo stesso Renzi reagisce dalla Sardegna, dove incontra piu’ volte la contestazione dei lavoratori del Sulcis. ‘Siamo pronti a ritirare anche domani il ricorso se Bersani e Vendola metteranno on line i nomi degli iscritti e anche il rendiconto di come sono stati spesi i soldi pubblici’, fa dire il sindaco al suo capo staff Roberto Reggi. Ma e’ un rilancio senza effetto: ‘Renzi vuole vincere ad ogni costo, anche con gli elettori del centrodestra in incognito’, sostiene il governatore toscano Enrico Rossi. Insinuando il dubbio che, con queste regole, il sindaco che aveva accusato Bersani di ‘avere paura’ cominci a fare altrettanto. I renziani insistono per la registrazione degli elettori on line, nel tentativo di consentire un’alternativa al doppio passaggio: prima l’iscrizione all’albo degli elettori e poi, in un altro luogo, il voto delle primarie. Ma adesso l’intero pacchetto delle regole e’ nelle mani del Garante, dell’ex capogruppo del Pd alla Camera Soro".

Il GIORNALE scrive: "Da Mazzei a Ranieri, nel cerchio magico del rottamatore quanti uomini vicini a Napolitano" e spiega: "L’endorsement ufficiale no, quello Matteo Renzi se lo deve proprio scordare. Al massimo il candidato puo’ provare a riciclare la foto di protocollo scattata la settimana scorsa a Scandicci, con il presidente che arriva per l’inaugurazione dei corsi per magistrati e lui che lo accoglie con tanto di fascia tricolore. Sorrisi, strette di mano e tanta simpatia. Nulla di piu’, sostengono sul Colle, perche’ ‘il capo dello Stato non puo’, e non vuole, entrare nelle dinamiche interne dei partiti’. Eppure, al di la’ delle ovvie smentite, tra il vecchio presidente e il giovane sindaco di Firenze non ci sono soltanto dei normali ‘buoni rapporti’ ma vera affinita’ politica. Basta guardare chi c’e’ nel cerchio magico di Renzi e trovarci Alfredo Mazzei, ex tesoriere del Pd partenopeo, vicepresidente della fondazione Mezzogiorno Europa, il pensatoio voluto da Giorgio Napolitano e da Andrea Geremicca: Mazzei si e’ dato molto da fare per Matteo, dirottando molti dalemiani campani verso il rottamatore. E basta vedere quanti Neapolitan’s lavorano sottotraccia. Tra questi, pare, forse, dicono, anche Umberto Ranieri, responsabile per il Mezzogiorno dei democratici, fedelissimo da sempre del presidente. Ranieri tra l’altro e’ tra i promotori del famoso appello a favore dell’agenda Monti: secondo il documento il Pd, se vince le elezioni e ottiene Palazzo Chigi, deve completare le riforme del Professore. Grosso modo e’ la posizione di Matteo Renzi, molto meno quella di Pier Luigi Bersani che, una volta al governo vuole dare un segno di discontinuita’. Tra gli altri firmatari, non a caso, figurano personaggi come Piero Ichino, Enrico Morando, Giorgio Tonini e Paolo Gentiloni, i liberal del partito, tutti legati al Quirinale, tutti sostenitori di Renzi. E se pure Matteo non avra’ l’appoggio esplicito del capo del Stato, intanto si puo’ accontentare di quello di un grande amico di Napolitano, Biagio De Giovanni. Il filosofo nel 1989 invitava alla ‘detogliattizzazione’ del Pci, ora sulla Stampa batte le mani alla rottamazione. ‘Di un Renzi c’era necessita’, ha capito che c’era un bisogno e l’ha interpretato. Ci voleva qualcuno che mettesse in discussione la continuita’ burocratica dell’attuale gruppo dirigente che ha fatto fallimento’. Quanto al presidente, lui certo non parla delle primarie. Ma da tempo invita i partiti a cambiare pelle ‘altrimenti i cittadini non vi capiranno piu’ (à)".