"È vero che ho parlato con il presidente Lula, che ho parlato per tre volte con il ministro della Difesa Jobin. In Italia c’era la crisi della cantieristica e cercare di vendere all’estero le fregate Fremm era un dovere per aiutare Fincantieri". Si difende così, sulla Stampa, l’ex ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola dall’accusa di corruzione internazionale nell’ambito dell’inchiesta su Finmeccanica. Se ci sono state tangenti, ripete, è avvenuto "a mia insaputa" perché un ministro "non può sapere quali siano le strategie delle aziende.
Lavitola? "Non l’ho mai incontrato in occasione di missioni internazionali per l’industria italiana. L’ho incontrato come possibile candidato alle elezioni 2001 ma poi non lo candidammo" risponde Scajola. In un’intervista sul `Messaggero’, poi, l’ex ministro si dice "amareggiato ma sereno" e spiega di avere avuto prima la notizia dalla stampa e poi di aver ricevuto l’avviso di garanzia. "Sono pronto a chiarire e non accetto strumentalizzazioni politiche, i processi si fanno nelle sedi giuste" sottolinea Scajola ribadendo che "in questo momento girano molti veleni e negli anni ho constatato come tanti veleni provengano dal fuoco amico. Non credo a regie ma a un insieme di casualità dove uno se può dà una spinta".