La decisione di Silvio Berlusconi di non candidarsi alla guida del governo a maggioranza centrodestra, che potrebbe uscire dalle prossime elezioni politiche è stata, come d’altronde lo sono state negli anni molte sue prese di posizione, deflagrante. Un’esplosione che ha prodotto all’interno del Pdl, con il conseguente sdoganamento delle primarie, un movimento di cui è ancora difficile capirne le conseguenze. Il Cavaliere, da uomo di televisione qual è, dopo il comunicato di mercoledì con le sue determinazioni ha ieri diffuso un videomessaggio attraverso il quale, pur non facendo altro che leggere il testo del comunicato, ha voluto ‘guardare in faccia’ gli italiani e tentare di chiamarli nuovamente a raccolta per le elezioni. Ma la cosa ha avuto una sorta di effetto domino, facendo venire allo scoperto chi aveva forse il timore di proporsi come alternativa alla guida del partito o dando forza a chi aveva comunque gia’ sostenuto (sia pure con il rispetto dovuto al ‘capo’) la necessita’ di cambiare conducente. Insomma, ma certamente non era questo che Berlusconi si aspettava con la sua uscita, anche il Pdl ha visto nascere le sue ‘correnti’. Un termine in uso nella vecchia Dc ma che caratterizzava, con i suoi ‘colonnelli’, anche quella che era Alleanza Nazionale, il partito post-Msi guidato fino al 2009 (anno della sua confluenza nel Pdl) da Gianfranco Fini. Una degenerazione della politica, aveva lasciato piu’ volte intendere l’ex premier che non capiva come un partito non potesse non riconoscersi, senza se e senza ma, nel suo leader ma permettesse l’esistenza di aree di critica, di dissenso se non di contestazione alla leadership. Cose che non sempre accadono (o non emergono) quando tutto funziona, ma che improvvisamente compaiono quando un partito e’ in seria difficolta’, come il Pdl degli ultimi tempi. Un processo che poi si sviluppa tanto piu’ e’ grande la formazione politica (la vecchia Democrazia Cristiana appunto o il partito berlusconiano di oggi). Ecco allora che, una volta deciso di fare le primarie – strumento per altro mai gradito al Cavaliere – si sono moltiplicati i candidati. In attesa che martedi’ prossimo si riunisca il tavolo per stabilire le regole e per decidere se aprire la consultazione anche all’esterno del partito, sono arrivati i primi nomi ufficiali: Daniela Santanche’ e Giancarlo Galan.
Vengono indicati come possibili concorrenti anche Gianni Alemanno e Giorgia Meloni, ma nulla per loro e’ ancora certo.
Sembrano poi essere in arrivo ai nastri di partenza Alessandro Cattaneo, Alessandra Mussolini e Francesco Storace. Senza dimenticare ovviamente il segretario del Popolo della Liberta’ Angelino Alfano. Passaggio delicato per la definizione degli assetti del partito alle prossime consultazioni politiche sono le elezioni in Sicilia. Una sconfitta del Pdl nell’isola renderebbe ancora piu’ critica la situazione, con ovvie ricadute sul siciliano Alfano e sul suo incarico e con la probabile conseguenza di vedere ulteriormente crescere – in un partito ancor piu’ in difficolta’ – il numero dei candidati alle primarie. Un fatto che sicuramente fara’ aumentare la confusione all’interno dello schieramento con immaginabile conseguente disaffezione degli elettori pidiellini.
In ogni caso la scelta di Berlusconi viene giudicata con attenzione da parte del mondo politico. Ieri sera e’ intervenuto alla trasmissione di Michele Santoro ‘Servizio Pubblico’ il presidente della Camera, e leader di Fli Gianfranco Fini. ‘Il passo indietro di Berlusconi – dice – e’ un fatto politico di rilevanza notevole. Non credo che possa dire torno in pista tra 3 o 4 mesi’. Adesso, continua, ‘vediamo se le primarie nel Pdl saranno intense come quelle del Pd. Vediamo il confronto nel Pdl’. Fini fa poi breve riferimento al suo rapporto con Berlusconi. ‘Mi sento in pace con me stesso e con certi valori – sostiene – perche’ tutti hanno capito che la rottura con Berlusconi c’e’ stata quando la misura era colma. Io ho contribuito a rinnovare il centrodestra’. Detto questo, sono ancora parole di Fini, ora ‘l’unica cosa che mi sta a cuore e’ capire, quando qualcuno avra’ vinto, se su queste cinque questioni ha la stessa mia opinione: rapporto con la Lega Nord, rapporto con l’Unione europea, legalita’, diritti civili, tasse.
Non sarei scontento se il Pdl sposasse questi cinque punti’.
In ogni caso, aggiunge, ‘mi auguro che il prossimo governo sia un governo politico. Molti ministri hanno una sensibilita’ diversa da quella della pubblica opinione. Il problema e’ quello della sensibilita’ politica che in alcuni ministri non c’e”.
Da Santoro era ospite anche Matteo Renzi, l’avversario di Pier Luigi Bersani alle primarie nel Pd. ‘Silvio Berlusconi – dice il sindaco di Firenze – ci ha abituato a mille sorprese, stavolta mi pare che la decisione ci sia, sia per i sondaggi, sia per i fatti suoi, sia perche’ il Pdl non si riprende.
Berlusconi ha visto che per lui la partita era oggettivamente finita’. Comunque, aggiunge, ‘non sottovalutiamolo.
Ricordiamoci come e’ finita con la gioiosa macchina da guerra di Occhetto, mi fa venire i brividi sentire dire che la sinistra ha gia’ vinto. Sono molto preoccupato per il centrosinistra, chissa’ cosa si inventano per le elezioni di aprile’. Ma oltre agli avversari ieri è arrivato per Berlusconi il commento del quasi-alleato Roberto Maroni, segretario della Lega Nord. Parole che, dopo il ‘freddo’ e l’ostentata lontananza degli ultimi mesi, potrebbero portare il Carroccio e lo schieramento berlusconiano ad un riavvicinamento. Maroni ha telefonato ieri a Silvio Berlusconi per dirgli che apprezza il suo passo indietro. ‘Non so se le primarie poi ci saranno davvero – ha detto ieri a Treviso – io ho chiamato oggi il presidente Berlusconi per dirgli personalmente che apprezzo questo gesto, che puo’ aprire nuove prospettive. Occorrera’ capire se succederà davvero ciò che Berlusconi ha detto’. Maroni ha aggiunto che la Lega Nord ‘vuole continuare a essere protagonista della scena politica come abbiamo fatto negli ultimi tempi e continuare a essere rappresentante del territorio del Nord’.