Le esternazioni di Silvio Berlusconi tornano ad agitare il Pdl: "Quanti hanno parlato con lui sostengono tesi opposte, a seconda che siano ‘falchi’ o ‘colombe’ – scrive La Stampa -. I primi piantonano la villa di Arcore (dove la Santanchè è praticamente accampata) dall’ora esatta della condanna, mentre i dirigenti filo-governativi non hanno capito il dramma anche umano del Capo e lo hanno lasciato in balia dei piu’ arrabbiati. I quali adesso lo descrivono decisissimo a far ruzzolare il governo ed escludono ripensamenti, che a questo punto farebbero tanto ‘cabaret’. Le ‘colombe’, viceversa, raccontano un Cavaliere non più tanto convinto che bersagliare Monti sia stata una buona idea. Anzitutto perchè il Prof rappresenta l’ultimo ostacolo tra Bersani e Palazzo Chigi, nonche’ tra le procure e Silvio: una maggioranza di sinistra significherebbe disco verde alle richieste di arresto che a quel punto fioccherebbero (Berlusconi è troppo anziano per finire in cella, non per essere ‘murato’ ad Arcore). L’altro dubbio che starebbe minando le certezze dell’ex-premier, se si da’ retta ai piu’ moderati del suo giro, si chiama ‘spread’. Un anno fa dovette dimettersi perche’ quel numero era schizzato alle stelle.
I piu’ allarmati stanno proprio nel Pdl. Cicchitto, presidente dei deputati, vorrebbe ‘evitare una crisi finanziaria che ci riporti indietro’, pare abbia chiamato Arcore per mettere in guardia. Se c’e’ da aggiustare la legge di stabilita’, assicura Cicchitto, in Parlamento qualche carta puo’ essere spesa, ma far cadere il governo sarebbe un’imprudenza totale.
A pensarla cosi’ e’ l’intero gruppo dirigente, Alfano in testa. Fuori dal giro romano dicono no alla crisi Crosetto, Osvaldo Napoli, Formigoni, Cazzola, Mantovano, la Bertolini.
Si arruolano per l’assalto finale al fianco del Cavaliere Bondi e la Repetti, Rotondi e Lauro, Matteoli e la Mussolini (à). Il Pdl e’ nel caos piu’ totale. C’e’ da ripensare tutto, decisioni fondamentali incombono, ma Silvio pare davvero voglia prendersi una vacanza in Kenya da Briatore. In quel caso, se ne riparlera’ al suo rientro".
Le parole del Cavaliere hanno un riflesso sulle alleanze elettorali: "La verita’ la dice su Facebook il direttore di ‘Europa’ Stefano Menichini: ‘Bersani brinda. Ora per il Pd la campagna elettorale e’ piu’ facile’. Gia’, perche’ il ritorno del Cavaliere furioso permette al Partito democratico di giustificare l’alleanza con Sel e ricompattare il centrosinistra in nome dell’antiberlusconismo – scrive il CORRIERE DELLA SERA -. Non solo: dopo l’uscita dell’ex premier sara’ difficile per i moderati e per Casini giocare di sponda con il Pdl. Senza contare il fatto che con la sua mossa Berlusconi ha ‘regalato’ Mario Monti al centrosinistra. Il senatore Stefano Ceccanti appare meno ottimista dei suoi colleghi e affronta la questione da un altro punto di vista: ‘Secondo me il Pd dovrebbe preoccuparsi perche’ quella posizione di Berlusconi determina una slavina del Pdl verso il polo di centro che rischia di arrivare primo alle elezioni, visto che ci coglie tutti spostati nel ridotto minoritario della sinistra storica a cui ci ha condotto l’alleanza con Vendola’. Per Beppe Fioroni, che con un occhio guarda al Pd, e con l’altro all’aggregazione che vede uniti Andrea Riccardi, Montezemolo e Bonanni, l’uscita di Berlusconi che minaccia di sfiduciare Monti rappresenta ‘l’estremo tentativo di provare a bloccare l’organizzazione di un’area moderata’".
Ancora LA STAMPA si sofferma sulla posizione del segretario del partito, Angelino Alfano, "un eccezionale incassatore, non reagisce d’istinto, soprattutto non ha nessuna intenzione di rompere in maniera clamorosa la corda che lo lega all’ex premier. Un legame sempre affettuoso ma sempre meno politico. Non rimane comunque fermo, Angelino. ‘Si va avanti con gli obiettivi che ci siamo dati tutti insieme’. Non si adegua ai continui stop and go di colui che era il capo assoluto. E’ consapevole, questo il punto fondamentale, che la stragrande maggioranza del Pdl e’ con lui: questo e’ quanto gli basta per continuare in direzione dell’unione dei moderati, del fronte anti-sinistra. Monti si critica ma non si abbatte. (à) Sembra avere imparato bene lo spirito e le tattiche dorotee di smorzare, lenire le polemiche e i contrasti, di far finta di non aver sentito. O meglio, essendo lui siciliano, di seguire il proverbio ‘caliti juncu, chi passa la china’, cioe’ piegarsi come un giunco in attesa che passi la piena del fiume. Non sara’ pero’ facile fare finta di niente, soprattutto se Berlusconi continuera’ sulla strada delle barricate. (à) Non sara’ facile se oggi dalle urne siciliane verra’ fuori un responso negativo per Nello Musumeci, il candidato sostenuto dal Pdl e per il Pdl stesso. ‘Calma e gesso’ e’ l’indicazione di Alfano, che si e’ chiuso nel silenzio, non ha pronunciato una sillaba sulla furia berlusconiana. (à) Oggi Alfano chiamera’ Berlusconi per discutere dei risultati elettorali della Sicilia. C’e’ chi sostiene che gia’ ieri i due si siano parlati e chiariti. Non c’e’ conferma della telefonata e soprattutto del chiarimento.
Sul fronte di Palazzo Chigi – scrive Marco Galluzzo sul CORRIERE DELLA SERA – "l’unica cosa certa della reazione di Monti alla minaccia di Berlusconi e’ che il premier continuera’ a lavorare. Non che non sia accaduto nulla, non che le dichiarazioni del Cavaliere non abbiano prodotto un velo di sconcerto, che il premier ha trovato il modo di comunicare al Cavaliere, seppure in modo indiretto, nel corso di un ricevimento, a Milano, attraverso alcuni esponenti del Pdl. Lo sconcerto che si coglie nel governo ha avuto 24 ore di decantazione ed e’ legato a un semplice dato: ci hanno chiamato a fare questo lavoro, non ci siamo proposti, abbiamo finora evitato un baratro finanziario. (à) Monti aveva detto di temere una campagna elettorale lunga: se queste sono le premesse il timore potrebbe avverarsi". Ma "nessuno crede veramente che il Cavaliere possa inoltrarsi in una strada che sarebbe dannosa per il Paese, ma in definitiva anche per lui. (à) Costringere poi il Paese all’esercizio provvisorio, in caso di crisi sulla legge di Stabilita’, viene considerata un’eventualita’ remota, sarebbe il segno di un’irresponsabilita’ che in quest’ultimo anno nessuno ha rintracciato nell’ex premier (à). Il silenzio ufficiale di Palazzo Chigi era ieri condito con queste considerazioni".
"Anche Giorgio Napolitano – scrive REPUBBLICA – ha fatto salire il livello di allarme dopo la sparata del Cavaliere. Ieri Monti e Napolitano hanno avuto su questo argomento uno scambio di vedute al termine del funerale di Stato dell`alpino caduto in Afghanistan. Entrambi sono convinti che la rotta del governo non debba cambiare, soprattutto non davanti a mere prese diposizione, ‘in aperta contraddizione con quanto affermato dallo stesso Berlusconi solo pochi giorni fa’. Al Quirinale la situazione viene seguita con la dovuta attenzione. E tuttavia senza che questo significhi ipotizzare un`anticipazione dello scioglimento delle Camere. Per Napolitano infatti la bussola resta sempre la stessa, non si puo’ tornare a votare con questa legge elettorale. Il capo dello Stato non si rassegna al Porcellum: il Parlamento ha ancora di fronte almeno tre mesi pieni di lavoro e non vanno sprecati".