Liste pulite, pronto il testo sulla incandidabilità

Le regole sulla "incandidabilità" occupano un posto di rilievo nelle edizioni odierne dei principali quotidiani. Scrive il CORRIERE DELLA SERA: "La bozza, ‘composta di una decina di articoli’, così rivela il prefetto, è ormai pronta: lo ha confermato ieri lo stesso ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, a margine delle celebrazioni del 4 novembre.
‘Stiamo lavorandoci – ha detto la Cancellieri -. In settimana ci sarà un incontro con i ministri Severino e Patroni Griffi per chiudere le ultime maglie del documento’. Domani, dunque, il ministro dell’Interno incontrerà al Viminale i suoi colleghi Paola Severino (Giustizia) e Filippo Patroni Griffi (Pubblica amministrazione) per sciogliere i nodi che restano: l’obiettivo è quello di arrivare, al massimo entro 15 giorni, al varo del consiglio dei ministri. Poi il documento passerà al vaglio del Parlamento, ma in ogni caso il governo punta ad approvarlo in via definitiva in tempo per le prossime elezioni: ‘Questo è sicuro’, ha chiosato ieri Cancellieri. Ma non solo: prima della fine della legislatura, il governo sarebbe intenzionato a emanare anche nuove norme sulla trasparenza e le incompatibilita’ degli incarichi dirigenziali".

Il quotidiano di via Solferino nota che "i paletti della delega ú messi dalle Camere e non dal governo nell’ultimo decreto anticorruzione ú vietano la candidatura a chi ha condanne definitive superiori ai due anni per reati di grave allarme sociale e contro la pubblica amministrazione.
Ma qualcosa puo’ ancora cambiare: ‘Nel nostro schema di decreto il patteggiamento e’ paragonato alla condanna definitiva’, spiega Bruno Frattasi. Resta da decidere, poi, la durata dell’incandidabilita’. Cioe’ la sua temporaneita’.
Che vuol dire? E’ presto detto: se il giudice non ha inflitto al condannato l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, significa che il condannato prima o poi tornera’ candidabile.
Il decreto servira’ appunto a chiarire quando. Non solo: anche i condannati riabilitati potranno essere candidati.
Perfino ú se riabilitati ú quelli che in passato commisero reati gravi come il terrorismo. Ma c’e’ un ultimo nodo da sciogliere. La frode fiscale per ora non e’ tra i reati previsti per l’incandidabilita’. La riunione di domani al Viminale potrebbe pero’ portare ‘all’ampliamento del catalogo delle situazioni ostative e all’allargamento delle fattispecie’, come dicono all’ufficio affari legislativi del ministero. Cioe’, tradotto in parole semplici, potrebbero essere inseriti anche i reati fiscali tra quelli considerati di grave allarme sociale".

Secondo LA STAMPA sono "piu’ di cento i parlamentari condannati o indagati": "Il palcoscenico e’ ricco e vario, non risparmia alcun partito ma la bilancia pende prepotentemente verso il centro destra". Il quotidiano fa una breve rassegna, "a partire dal senatore Marcello Dell’Utri, vicinissimo a Silvio Berlusconi, che la Cassazione ha punito con una pena di 2 anni per frode fiscale e false fatturazioni Publitalia", per arrivare all’ex leader della Lega nord Umberto Bossi, per vilipendio alla bandiera italiana, a Roberto Maroni "4 mesi e 20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale durante la perquisizione della polizia nella sede di via Bellerio". Sempre in tempi recenti e’ arrivata la "sentenza della Cassazione" per Domenico Scilipoti, deputato ex Idv oggi Popolo e territorio, anche "coinvolto nell’inchiesta sulla compravendita di parlamentari". "Tra i piu’ illustri indagati senza mai essere condannato in via definitiva c’e’ l’ex presidente del Consiglio Berlusconi", mentre per il senatore a vita Giulio Andreotti, coinvolto in varie indagini l’unica "condanna definitiva riguarda la diffamazione del giudice Almerighi". Recente è invece lo scandalo che ha portato all’arresto dell’ex tesoriere della Margherita Lugi Lusi" mentre "per aver distribuito marijuana alla fine di alcune manifestazioni e’ stata piu’ volte denunciata la deputata radicale Rita Bernardini".

Del resto – nota LA REPUBBLICA – gli attuali parlamentari sono "convinti che il repulisti tanto non riguardera’ mai loro. A tal punto che stanno tentando quasi tutti una nuova carica al Parlamento, da qui a qualche mese.
L’ultima black list ne elenca 26, di parlamentari comunque sotto il torchio della giustizia. Su nessuno grava una condanna definitiva, se non in un paio di casi per diffamazione o reati minori. A conti fatti, nella stagione di malapolitica 2008-2013, ad aver lasciato lo scranno in Parlamento per una condanna definitiva per reati gravi sono stati soltanto due. L’ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro e il deputato del Pid Giuseppe Drago. E gli altri?
Marcello Dell’Utri sta ancora valutando il da farsi, ‘dipende se proseguira’ o meno la persecuzioni alla quale sono sottoposto da anni’. Non intende rinunciare al suo posto in Parlamento Nicola Cosentino, come ha gia’ fatto sapere al partito e ai suoi, d’altronde e’ appena sotto inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa e sotto un’altra per falso e riciclaggio, ne e’ stato chiesto l’arresto respinto dalla Camera. Il senatore Pdl Sergio De Gregorio getta invece a sorpresa la spugna (à). Alfonso Papa, unico che in carcere c’e’ finito davvero un anno fa, coglie l’occasione per lanciare un appello al ‘suo’ pm Woodcock: ‘Troppo impegnato e mi impedisce di arrivare a sentenza entro il termine della legislatura’.

L’ex sottosegretario (per pochi giorni) Aldo Brancher, condanna definitiva per ricettazione e appropriazione indebita a due anni, taglia corto: ‘La legge va rispettata, se ci sara’, la rispetteremo, ma io non fatto nulla contro la pubblica amministrazione, e non ho altro da aggiungere’. Maurizio Grassano, condanna per truffa aggravata ai danni del comune di Alessandria, deputato dei Responsabili dice che aspetta ‘da due anni l’appello’ e se arrivasse la condanna anche li’, rinuncerebbe. ‘Nonostante tutto sarei d’accordo con la norma Cancellieri, a patto che dopo aver scontato la pena in carcere si possa tornare a esercitare i propri diritti. E tornare pure in Parlamento’ Giampiero Catone, ex sottosegretario del governo Berlusconi, condannato a otto anni per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e bancarotta fraudolenta. ‘Ho gia’ avuto due assoluzioni e ho fatto istanza al presidente del tribunale per avere l’appello prima della fine della legislatura’.
Perche’ lui a far politica ancora ci tiene, del resto, la prescrizione in ogni caso spazzera’ tutto via il 20 gennaio.
‘Se mi condannano pero’ mi ritiro ú assicura ú e sa che le dico? Che la norma Cancellieri io alla Camera la approvo’.
Mario Borghezio e’ parlamentare ma a Bruxelles, condannato in via definitiva per l’incendio del primo luglio 2000 in un accampamento di extracomunitari. ‘D’accordo’ pure lui sul repulisti, ma ‘la storia non mi riguarda, non rientro tra i reati gravi, al limite potrei essere inserito nell’albo dei piromani’. E ride".