La Cassazione processa, e condanna, un morto. Proprio oggi è stata depositata la sentenza definitiva di condanna – pronunciata con dispositivo il 18 settembre scorso dalla quinta sezione penale – nei confronti di Calogero Gueli, ex sindaco di Campobello di Licata ed ex deputato dell’assemblea regionale siciliana, imputato in un procedimento per diffamazione. Gueli, però, è morto nel luglio 2011. Al centro del processo un’intervista che Gueli aveva rilasciato a un’emittente televisiva locale e che era stata ritenuta diffamatoria da Giuseppe Sferrazza: in essa, l’ex sindaco di Campobello di Licata, aveva detto che la parte offesa, della quale non aveva pronunciato apertamente il nome, "non potendo utilizzare le stesse armi che usavano i suoi padri e i suoi nonni, cioè la pistola, usava le denunce penali per poter colpire – si legge nella sentenza n. 42961 depositata oggi – sindaci e funzionari del Comune". La Suprema Corte, che ha portato avanti il processo nonostante la morte dell’imputato, ha dichiarato il ricorso della difesa di Gueli inammissibile, ricordando che "l’ordinamento tutela il diritto all’oblio, in ogni caso in cui il riferimento ad eventi risalenti nel tempo non sia giustificato da finalita’ di ricostruzione storica". La Cassazione ha per questo confermato la condanna che la Corte d’Appello di Palermo aveva pronunciato per Gueli il 3 giugno del 2011. L’imputato era stato invece assolto in primo grado dal tribunale di Agrigento.