La classe dirigente italiana non si rinnova, ma tende alla gerontocrazia: 4 potenti su 5 hanno più di cinquant’anni (79,5%). I giovani fno a 35 anni rappresentano solo il 3% dell’intera classe dirigente e di questi il 71% è costituito da sportivi. Questi sono alcuni dei dati emersi dalla ricerca realizzata dall’Eurispes, in collaborazione con Who’s Who in Italy, attraverso l’elaborazione e l’analisi dei dati riguardanti 5mila 560 individui potenti e celebri individuati come coloro ‘che contano’ nel nostro Paese. Gli uomini, inoltre, rappresentano ben l’85% della classe dirigente, a fronte di un 15% di donne. Sebbene il numero delle donne potenti sia raddoppiato in vent’anni (erano il 7,8% del totale nel 1992 a fronte del 92,2% degli uomini), la presenza femminile nelle posizioni di potere continua a rappresentare un’eccezione. Potere e istruzione formano un binomio inscindibile: l’83,3% dei personaggi dell’e’lite nostrana ha una laurea, a fronte di un 16,7% di diplomati. Va pero’ segnalato un signifcativo 27,1% di non laureati attivi in politica.
‘Quando l’Eurispes affronto’ nel 1992, per la prima volta, l’arduo compito di tracciare un proflo completo della classe dirigente italiana – spiega il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – ci trovavamo in un periodo di grandi cambiamenti, legati in larga parte al tramonto di un’intera epoca e alla transizione auspicata verso qualcosa di nuovo. Il quadro che emerge da questa ricerca, tuttavia, per quanto attiene alla classe dirigente del Paese, non e’ quello di una transizione incompiuta, ma di una transizione che non c’e’ mai stata, e, semmai, di un aggravamento di molti dei problemi gia’ presenti nei primi anni Novanta’.