Strade, campagne, parchi continuano ad essere troppo spesso discariche a cielo aperto nel Nostro Paese. Vi si può trovare di tutto dai “normali” rifiuti urbani a quelli più pericolosi: gomme, amianto, residui dell’edilizia, plastiche di ogni tipo e vecchi elettrodomestici abbandonati. Tra quest’ultimi la fanno da padrone televisori a tubo catodico, frigoriferi e lavatrici. La diffusione del fenomeno dell’abbandono di tali rifiuti fa si che non tutti sono consapevoli che sono passibili di sanzioni penali sino a quelle più dure come il carcere, nei casi in cui viene accertata l’abitualità di tali condotte. Solo nei casi meno gravi, e in particolare quello dell’abbandono non controllato, può scattare la pena pecuniaria sostitutiva che resta comunque di notevole entità. Ma più una zona è a rischio ambientale, come ad esempio la Campania, più sono da considerarsi gravi le condotte di tale tipo con conseguenze ovviamente più pesanti per i trasgressori. Non lo diciamo solo noi dello “Sportello dei Diritti”, ma è la terza sezione penale della Cassazione con la sentenza 41161/12, pubblicata in data 09 novembre.
Nel caso in questione, rileva Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, la Suprema Corte ha confermato la condanna a carico dell’imputato che tuttavia ha evitato la fattispecie più grave di trasporto di rifiuti pericolosi, poiché non è stato dimostrato che costui sia un professionista degli smaltimenti illeciti. In conseguenza di tanto, la sostituzione della pena detentiva con quella pecuniaria comporta una multa di oltre 3 mila euro.
Al contrario è suscettibile di sanzione penale per l’abbandono alla rinfusa di una serie di apparecchi provenienti soprattutto dalla cosiddetta “filiera del grigio”: carcasse di frigoriferi e lavatrici, sportelli di congelatori, fili elettrici e chi più ne ha più ne metta, che l’allegato D alla parte quarta del D.lgs 152/06 qualifica come rifiuti speciali e pericolosi.