La settimana che inizia potrebbe essere quella decisiva per arrivare a una quadra sulla riforma della legge elettorale. "E però – scrive LA REPUBBLICA -, le posizioni di Pd e Pdl restano a distanze siderali: il minimo sindacale per tornare al tavolo, per i democratici, è un premio alla prima lista comunque vada. Qualunque sia la percentuale raggiunta. Così, anche se non si raggiungesse la soglia del 42,5 per cento fissata da Pdl-Lega e Udc per avere il 55 per cento dei seggi, si eviterebbe un ritorno al proporzionale puro. Si darebbe a chi vince la possibilità di creare intorno a sè una coalizione. L’Udc – dopo lo scontro a distanza di sabato tra Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini – pare aprire: ‘Su un premio del 10 per cento eravamo d’accordo ieri, siamo d’accordo oggi, non è cambiato nulla’, dice l’ex presidente della Camera. Ma avverte: ‘Si vuole un centro subalterno e vassallo della sinistra: non esiste’. Tradotto, significa che un premietto può andar bene, niente però che possa sbilanciare gli equilibri in favore della coalizione Pd-Sel. Quel che avrebbe indispettito Casini, delle parole del leader democratico (‘da ricovero chi vuole l’ingovernabilita’ per riproporre Monti’), e’ che sono arrivate a trattativa in corso. ‘Era chiaro ú spiegano i centristi ú che la soglia del 42,5 per cento per avere il premio di maggioranza puo’ scendere al 40. E che noi eravamo favorevoli anche al premio per il partito’.
L’accusa implicita e’ quella che ripete il segretario pdl Angelino Alfano: le critiche di Bersani ‘sono un modo indiretto per tenersi il porcellum’. Ma il segretario pd non ci sta: ‘Siamo al lupo e l’agnello in salsa elettorale’. Ricorda, e non e’ un caso, la favola dedicata da Fedro agli uomini che opprimono gli innocenti con false accuse. ‘Veniamo tacciati di arroganza da coloro che hanno pensato di procedere a colpi di mano parlamentari. Se si vuole trovare un accordo, noi ci siamo. Quello che non accettiamo e’ di mettere l’Italia all’avventura togliendole ogni possibile governabilita’. E ancora: ‘Il rischio non e’ per il Pd, e’ per l’Italia. Il rischio e’ che si debba tornare a votare’. A questo punto, lo spazio di manovra e’ strettissimo. Maurizio Migliavacca, sherpa ufficiale del Pd, ufficialmente nega che per oggi sia previsto alcun incontro con Denis Verdini: ‘Magari ci si sentira’. Gli incontri si fanno se servono’. Un’apertura che segua a quella di Casini se la augura, certo, ma aggiunge: ‘Non c’e’ stato alcun contatto’, quasi a dire che non crede sia aria. Del resto, Gaetano Quagliariello ha messo in chiaro la posizione del Pdl: ‘Non consentiremo di arrivare ad accordi che ci escludano ‘ (leggasi tra Pd e Udc); sull’ampiezza della soglia minima per raggiungere il premio di maggioranza ‘si puo’ discutere, senza pero’ che nessuno si strappi le vesti’; infine, affinche’ il primo partito venga incaricato di formare il governo, ‘non consentiremo l’approvazione di premi truffa’. La commissione ricomincia a votare domani. L’aula e’ vicinissima. La distanza sempre la stessa. Intorno allo stallo, ruotano le dichiarazioni piu’ diverse: Renzi chiede che si prenda a modello la legge con cui si eleggono i sindaci. Bruno Tabacci avverte che il premio al primo partito e’ una follia, e potrebbe diventare un regalo a Grillo. Nichi Vendola esorta: ‘Bisognerebbe avere lo sguardo verso l’Italia, e non verso la propria bottega’. E Di Pietro: ‘Al Paese occorre una legge che consenta di scegliere il programma, la coalizione e il governo. Tutto il resto e’ semplicemente una truffa ai danni della democrazia’".
"In questa fase critica e ormai ‘di merito’ – scrive Maurizio Breda sul CORRIERE DELLA SERA -, il presidente della Repubblica non puo’ esprimersi. Puo’ (à) esercitare le sue prerogative di ‘stimolo, consiglio e ammonimento’. In una parola, i poteri di moral suasion. Cosa che Napolitano ha fatto senza mollare la presa per quasi un anno e fino a pochi giorni fa, incontrando in separate udienze al Quirinale i leader dell’attuale maggioranza, gia’ intenti a valutare i potenziali serbatoi dei propri voti e le eventuali aggregazioni: Angelino Alfano, Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini. Da tutti e tre ha raccolto le preferenze per determinate soluzioni tecniche e le critiche verso gli orientamenti delle forze rivali. E a tutti e tre ha dichiarato e motivato il proprio ‘interesse e attenzione’ per l’ipotesi risolutiva formulata dallo studioso di sistemi elettorali Roberto D’Alimonte ‘per evitare un salto nel buio’. Quel lodo gli pare un punto di mediazione sensato.
Infatti, risponde alle esigenze da lui sottolineate con forza, quando ha posto il problema delle nuove regole per il voto: 1) bisogna che superino appunto l’inevasa obiezione della Consulta; 2) bisogna che recuperino il rapporto tra elettori ed eletti; 3) bisogna che garantiscano una vera governabilita’. Per il capo dello Stato bisogna, in definitiva, che nessuno possa recriminare domani che la riforma sia stata congegnata per dare un indebito vantaggio a qualche famiglia politica, con pesante svantaggio di altre.
Forzature del resto gia’ viste, nella storia repubblicana, e delle quali Napolitano ha nitida memoria. (à). Ecco la posizione del presidente, che i partiti chiamati a esprimersi domani in commissione conoscono bene. Tra mezzi diktat (di Bersani, l’altro ieri) e mezze aperture (di Casini, ieri), tra dispute su soglie e percentuali, tra ‘premioni’ e ‘premietti’ e altre incognite, la vigilia appare incertissima. Da quanto diversi emissari avrebbero riferito al Quirinale, tuttavia, un compromesso non apparterrebbe alla sfera dell’impossibile. (à) Napolitano sorveglia il confronto a distanza perche’, in questa fase ‘eminentemente politica’, non ha piu’ carte a disposizione e perche’ altri suoi interventi rischierebbero di trasformarsi in interferenza dei lavori parlamentari. Prendera’ atto dei risultati, insomma.
Consapevole che eventuali pasticci o accordi troppo al ribasso avranno un effetto boomerang sull’Italia. E, per quanto al Quirinale a nessuno piaccia ammetterlo, indirettamente anche su di lui, che per cambiare il Porcellum si e’ speso ed esposto tantissimo".