L’impressione è che più si avvicina la fine della legislatura più il cammino della riforma elettorale diventa faticoso, più i tempi stringono e più si aggiungono nuove variabili dalle quali dipende il futuro della legge che dovrebbe archiviare il famigerato Porcellum. A due giorni dall’approdo in Aula del testo, fissato per mercoledì 28 novembre, due ulteriori fatti mettono a rischio il calendario del Senato: il ballottaggio di domenica prossima tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi delle primarie del centrosinistra e il caos nel Pdl appeso alla decisione di Silvio Berlusconi di annunciare la nascita di una nuova Forza Italia.
I due partiti che dovrebbero accordarsi, insomma, hanno altro a cui pensare e la prima conseguenza è la sconvocazione della seduta notturna della commissione Affari Costituzionali. A quell’ora si saprà l’esito della conferenza dei capigruppo che dovrebbe tenersi domani e che potrebbe decidere un rinvio dell’approdo in Aula della legge elettorale: il presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, ha discusso di calendario con il presidente del Senato, Renato Schifani, che nella partita della riforma sembra giocare un ruolo sempre più di primo piano. Per ora l’ordine del giorno di mercoledì è invariato: "Rinviare sarebbe un errore abbiamo fatto un calendario ed è giusto andare in Aula. Speriamo che si trovi un accordo. Oggi è stata sconvocata la Commissione, non la buona volontà", spiega il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri.
Più tardi, però, il suo vice Gaetano Quagliariello è più prudente: "Siamo pronti a chiudere" sulla riforma elettorale "ma sono contrario al fatto di non definire un accordo o succede come per la diffamazione. La legge elettorale non si può votare articolo per articolo con maggioranze variabili, arrivare in Aula senza un testo di riferimento forte è un azzardo". E un accordo per ora non c’è: oggi un vertice tra chi per conto del Pd e del Pdl fino a oggi si è occupato della materia non c’è più stato e l’ultima proposta di Roberto Calderoli sul premio di maggioranza, l’ultimo nodo che divide i due partiti principali, non è stata esaminata. Anche l’infaticabile senatore leghista è apparso esausto: "Stasera tiro giù la clèr", cioè la saracinesca, fa sapere l’autore del Porcellum. "Mi fuma la testa – aggiunge – siamo in sala parto ma è podalico e plurigemellare…".
Il presidente della Commissione, Carlo Vizzini, assicura che "proseguono i contatti tra le forze politiche e i gruppi parlamentari tenendo conto del tempo che ci resta a disposizione". E "se non ci saranno modifiche al calendario mi adopererò in modo che ci sia un testo per l’assemblea dopodomani.
Se troviamo un accordo ci bastano due ore per dare il via libera in Commissione". Altrimenti si va in Aula col ddl Malan, che, ribadisce il relatore, "è disponibile sul mio sito da due settimane". Il problema, ammette Vizzini, "è che i partiti sono diventati troppi, più di quelli ufficiali…".