L’effetto Bersani allontana il passo indietro del Cav

"La vittoria di Pier Luigi Bersani alle primarie del Pd spingerà il Cavaliere più a esserci che a non esserci, quando si tratterà di presentarsi alle elezioni per rinnovare il Parlamento, formare un nuovo governo ed eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Nello schieramento del centrosinistra, infatti – si legge sul CORRIERE DELLA SERA -, non c’è stato quel rinnovamento nè generazionale nè politico (Bersani viene dal lungo corso del Pci-Pds-Ds-Pd) che qualcuno pensava si sarebbe compiuto. E quindi, simmetricamente, (questo il ragionamento) non c’è alcuna necessità perchè sul fronte del centrodestra il fondatore si faccia da parte. Silvio Berlusconi non ha mai fatto mistero di apprezzare Matteo Renzi, ma l’affermazione del leader del Pd gli consente – ne è convinto – di poter giocare ad armi pari: Bersani è in politica da prima di me, ha osservato. Uno degli avvenimenti che Silvio Berlusconi attendeva per decidere, si è insomma concretizzato ieri sera. Da solo ad Arcore, Berlusconi ha passato una domenica di riflessione. Ma i due temi al centro dei suoi pensieri ú assieme alla vittoria di Bersani ú non hanno fatto altro che convincerlo che la strada intrapresa con il vertice di sabato con il segretario del partito Angelino Alfano, e’ quella giusta. Sugli obiettivi da raggiungere sembra proprio irremovibile. Sul doppio fronte del partito e del destino della legislatura. A partire da quest’ultimo, pero’, e non viceversa. Infatti quello che accadra’ nei prossimi giorni e nelle prossime settimane in Parlamento e’ stato il vero ‘cuore’ del pranzo a quattro che si e’ tenuto a Villa San Martino. Da una parte Berlusconi dall’altra Alfano e poi Denis Verdini e l’ex segretario alla presidenza Gianni Letta. Quest’ultimo ha giocato un ruolo decisivo nella serata di sabato. Quando, leggendo le dichiarazioni di Alfano davanti alle telecamere, ad Arcore ci si e’ resi conto che il segretario del Pdl puntava tutto sulla rinnovata disponibilita’ di Berlusconi a tenere unito il partito, mentre il tema della richiesta ultimativa di accorpamento delle elezioni generali politiche alle regionali gia’ fissate per il 10 e 11 febbraio 2013 (il cosiddetto election day) e la minaccia di far cadere il governo Monti, rimaneva un po’ sullo sfondo, Letta ha preso il telefono, ha chiamato Alfano e gli ha ricordato che quello che era stato concordato a villa San Martino era puntare tutto sull’accorpamento, possibilmente a febbraio. Per rendere esplicito tutto cio’ Sandro Bondi ha rilasciato una lunga dichiarazione in cui con forza sottolineava che ‘la priorita’ non sono le primarie, ma l’election day’. Lo stesso ha fatto Denis Verdini. L’attacco a tre punte ha costretto Alfano nella serata di sabato a esplicitare la richiesta personalmente. Quanto all’unita’ del partito o invece al possibile spacchettamento del Pdl con la creazione di una nuova Forza Italia, o ‘cosa azzurra’, guidata da Berlusconi in persona, l’ex premier ieri ha letto con molta attenzione i dati di Renato Mannheimer sul Corriere. Dati che mostrano come ‘uno spacchettamento azzurro’ porterebbe voti alla coalizione del centrodestra (ed e’ poi la coalizione che viene premiata dall’attuale sistema elettorale). Oggi il Cavaliere attende i sondaggi della sua ricercatrice di fiducia, Alessandra Ghisleri. Ed e’ probabile che annunci importanti vengano fatti da Berlusconi questa settimana, mercoledi’, a Roma, alla presentazione del nuovo libro di Bruno Vespa. Ma anche ieri Alfano ha lanciato il suo allarme, che va nel senso opposto: ‘Il futuro del Pdl non puo’ essere quello di dividere cio’ che e’ stato faticosamente unito’ perche’ questo condannerebbe ‘tutti alla irrilevanza davanti ad una sinistra che ha saputo rilanciarsi dialogando con il suo elettorato’. La richiesta di election day comporterebbe un risparmio non solo per le casse dello Stato (di cento milioni di euro), ma anche per le casse dei partiti.
Berlusconi, che ha sempre garantito personalmente le casse pidielline con fideiussioni bancarie per milioni di euro, avrebbe accolto in pieno la linea del rigore, consigliato dai tesorieri, Crimi e Bianconi, allarmati dalla riduzione dei i rimborsi elettorali, visto che le ‘spese’ relative all’esercizio 2011 hanno superato i 14 milioni di euro".