"Vietato abitare nelle zone ad altissimo rischio di alluvione, lavori di manutenzione dei corsi d’acqua e di difesa dei centri abitati, recupero dei terreni abbandonati, difesa dei boschi, protezione delle coste e delle lagune esposte all’innalzamento del mare, assicurazione obbligatoria per le costruzioni nelle zone a rischio di inondazione, riattivazione dei Bacini idrografici". Questi alcuni punti delle linee strategiche per il ‘Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione sostenibile e la messa in sicurezza del territorio’, linee strategiche che il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha inviato al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica). Il piano strategico sulla difesa del territorio dai rischi idrogeologici sarà discusso dal Cipe in una delle prossime sedute, d’intesa con i ministri delle Politiche agricole, delle Infrastrutture e dell’Economia e finanze.
Il programma di difesa del territorio (da dettagliare ogni anno definendo gli interventi in programma) sarà finanziato "usando una parte dei proventi, il 40%, delle aste per i permessi di emissione di anidride carbonica, proventi che la legge destina per almeno il 50% ad azioni contro i cambiamenti del clima", spiega una nota del ministero dell’Ambiente. Un’altra quota delle risorse "potra’ venire dai carburanti, rimodulando diversamente gli oneri a parita’ di peso fiscale". In programma nel ‘Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione sostenibile e la messa in sicurezza del territorio’ presentato dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini al Cipe, "anche un disegno di legge che introduca un’assicurazione obbligatoria contro i rischi degli eventi climatici estremi. Come misure urgenti, vengono finalmente attivate le Autorita’ distrettuali di bacino idrografico, le quali da sei anni avrebbero dovuto sostituire le vecchie Autoria’ di bacino soppresse dalla legge 152 del 2006; inoltre, divieto immediato di abitare o lavorare nelle zone ad altissimo rischio idrogeologico.
Nel dettaglio, il documento prevede che "ogni quattro anni venga aggiornato il Rapporto scientifico sui rischi dei cambiamenti climatici e che vengano aggiornati al 2013 i piani di assetto idrogeologico (Pai) delle Autorita’ distrettuali idrografiche".
Le priorita’ di intervento sono per esempio "limiti alle costruzioni nelle zone a rischio, il contenimento nell’uso del suolo, la manutenzione dei corsi d’acqua (con regimazione, pulizia degli alvei e altri lavori), il ricupero dei terreni abbandonati o degradati puntando sulle colture tradizionali e di qualita’, la pulizia dei boschi usando il legname raccolto anche come biomassa per produrre energia pulita". Il diradamento dei boschi piu’ fitti, poi, "servira’ anche a ridurre gli effetti degli incendi che, distruggendo le piante, minacciano anche la stabilita’ geologica". Nel caso delle foreste demaniali, invece, il documento presentato dal ministro Clini propone per esempio "di fermare i rimboschimenti fatti con pini e abeti d’importazione e di piantare invece alberi tradizionali della zona", conclude la nota del dicastero.