Nonostante il caos nel Pdl, l’incertezza sulle decisioni di Silvio Berlusconi e sulla data delle elezioni politiche, il Senato sceglie di non abbandonare la riforma elettorale e di lasciarla all’ordine del giorno dell’Aula come punto da affrontare dopo l’approvazione del decreto crescita che avverrà domani mattina con il voto di fiducia. Dopo due giorni di stallo e l’ennesimo appuntamento con l’Aula – quello di oggi – ‘bucato’, la commissione Affari Costituzionali riprenderà l’esame del ddl Malan domani pomeriggio: da sciogliere resta sempre il solito nodo, quello del premio al primo partito chiesto con forza dal Pd.
Al termine di una giornata appesa all’esito del vertice a Palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi, il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, fa sapere che l’intenzione è quella di andare avanti, a dispetto delle indiscrezioni non smentite che raccontano di un Cavaliere contrario alla riforma che si sta delineando a Palazzo Madama. In campo, spiega Gasparri, c’è la proposta di Gaetano Quagliariello, non ancora formalizzata in Commissione, di una soglia minima al 40% da ottenere per accedere al premio del 54% e, nel caso in cui nessuna coalizione la raggiunga, un premio fisso di 50 seggi al primo partito che ottenga tra il 25 e il 39%. La trattativa, confermano ambienti del Pd, è intorno a quell’ipotesi. Non ce ne sono altre in campo per ora. I democratici – in parte confortati anche dagli ottimi sondaggi, sicuramente impegnati a non eludere la richiesta di riforma del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – appaiono in serata più aperti alla proposta di Quagliariello che ieri mattina invece aveva portato a un passo dalla rottura e in serata non c’è traccia nemmeno di quella controproposta annunciata in mattinata da Anna Finocchiaro.
Sul punto è probabile in serata anche una ripresa dei contatti tra Maurizio Migliavacca (Pd) e Denis Verdini (Pdl), ma se sia il preludio di un’accelerazione di una riforma che a fatica la Commissione sta tentando di licenziare è difficile a dirsi: c’è sempre l’incognita della volontà di Berlusconi – sulla legge elettorale e non solo – su cui oggi non ci sono state troppe schiarite tanto che il vertice a Palazzo Grazioli è stato aggiornato a domani alle 13.30. Tuttavia, anche se Pd e Pdl al Senato dovessero riuscire in quella che ormai sembra essere diventata un’impresa, cioè approvare la riforma del Porcellum, l’accordo, in questa fase, non sarebbe comunque così solido da poter reggere l’urto delle votazioni segrete alla Camera. Chi l’attuale sistema di voto l’ha ideato – cioè Roberto Calderoli – non ha dubbi: "E’ interesse sia del Pd che del Pdl andare a votare con l’attuale legge elettorale. Bersani non rischia una vittoria a metà, e al Pdl può far comodo tornare in pista a livello di Senato, dove avrebbe ancora un potere di condizionamento. E il maiale visse felice e contento".