FISCO OPPRESSIVO E CONTRIBUENTI INFEDELI SERVE UNA VIA D’USCITA

Il Disegno di Legge sulla Delega Fiscale, che si propone di instaurare un rapporto di fiducia tra il Fisco e il contribuente, si è inceppato sugli emendamenti approvati in Commissione ma che hanno incontrato forti resistenze anche da parte del Governo. Il dibattito verte sulla richiesta di rinviare la fusione delle Agenzie fiscali e sulla introduzione della deducibilità dei costi afferenti cessioni di beni e prestazioni di servizi, quale strumento per contrastare l’evasione fiscale. Il Governo è intransigente sull’accorpamento delle Agenzie, nonostante sia stato informato della irrilevanza dei risparmi, ed è contrario alla deducibilità dei costi risultanti da documenti fiscali, ma si dichiara disponibile a discuterne. Sul punto il testo dell’emendamento approvato in Commissione(ne riferisce il relatore Giuliano Barbolini), prevede che sia introdotto il conflitto di interesse tra gli operatori economici ed i cittadini utenti con l’adozione di criteri selettivi di deducibilità da ricercarsi in quelle aree di mercato dove maggiormente alligna il fenomeno evasivo. E’ invece decisamente contrario il Direttore dell’Agenzia delle Entrate il quale boccia l’iniziativa che a suo avviso introdurrebbe il principio “dell’onestà fiscale per convenienza”, senza produrre vantaggi come in molti sostengono. L’alto dirigente nega altresì che il mancato rispetto degli obblighi tributari spesso deriva da difficoltà economiche sia di piccoli imprenditori,come di privati cittadini. Ha memoria corta il Direttore dell’Agenzia delle Entrate se non ricorda che fu l’ex Presidente del Consiglio a sostenere che è giusto evadere quando la pressione fiscale è troppo alta. Non è tempo di alimentare sterili polemiche, quando invece è opportuno verificare se e quanto sia utile introdurre una misura non alternativa, ma a sostegno della difficile lotta all’evasione fiscale. In fatto di conflitto di interessi il nostro Paese detiene un nutrito palmares, per cui non è poi una grave iattura che il conflitto di interessi riguardi anche il campo fiscale. Non sono però da sottovalutare le perplessità che si affacciano, perché anche in fatto di abusi la nostra gente vanta un triste primato. Serve quindi che il Fisco rivolga l’occhio vigile anche verso i consumatori finali di beni e servizi, premiandoli, ma punendoli esemplarmente in caso di abusi. L’occasione della delega fiscale appare propizia proprio perché ci si propone di cambiare la mentalità del cittadino-contribuente, visto che l’evasione fiscale,come del resto ogni altro fenomeno contrario alla civile convivenza, è prima di tutto un fatto di cultura. Riflettere quindi sulle perplessità che ne insorgono è legittimo e dovuto, esprimere netta contrarietà a prescindere è invece soltanto una presa di posizione che il Parlamento nella sua sovranità ben può degradare a mera opinione personale.
Scambiare la fedeltà fiscale con un vantaggio economico non è certo un bel vedere, ma se ciò può servire a creare la cultura della legalità e del civismo, si ha il dovere di provare a coinvolgere i cittadini perché capiscano che per un contribuente che evade il fisco ce n’è un altro che paga due volte.
La delega fiscale e il contrasto di interesse da soli non bastano se in parallelo non cambia il modo di legiferare, spesso sbagliato, quando non anche pilotato da opportunismi politici. Contrastare efficacemente l’evasione fiscale significa pure rendere incisivi i controlli,non solo ex cathedra, ma soprattutto intensificando le verifiche aziendali, perché i questionari richiesti e la documentazione a discarico prodotta è già dimostrato che da soli non sono uno strumento efficace. Quando, nel lontano 1973, fu introdotta l’imposta sul valore aggiunto, autorevoli esperti di diritto tributario consigliarono che ciascun Ufficio Iva dovesse avere un organico di mille unità lavorative, pochi addetti ad attività interne e tutti gli altri costantemente presenti sul territorio.
Sono trascorsi quarant’anni e i fatti dicono che quel consiglio è ancora attuale! 

Pietro Paolo Boiano