Governo, per le elezioni il Colle pensa al 10 marzo

Maggioranza e governo a un passo dalla crisi. Il Pdl si astiene sulla fiducia in Senato e alla Camera mandando un avvertimento al premier Mario Monti. Angelino Alfano annuncia la ricandidatura di Silvio Berlusconi e oggi salirà al Colle da Giorgio Napolitano. Immediata la reazione negativa dei mercati con Piazza Affari in negativo e lo spread che sfiora quota 330. E i retroscena sono tutti incentrati sulla possibile data delle elezioni anticipate che sembrano a questo punto inevitabili. Napolitano, scrive Federico Geremicca su LA STAMPA, "spieghera’ lo ha gia’ fatto con chiarezza ieri quello che a suo avviso sarebbe il percorso da seguire. Ma poi siano gli altri a dire che cosa vogliono fare. Un’astensione nel voto di fiducia su questo o quel provvedimento (ieri il Pdl lo ha fatto due volte, una al Senato e l’altra alla Camera) non è sufficiente – questa la valutazione del Colle – per determinare una crisi: se il partito di Silvio Berlusconi vuole le elezioni anticipate (anticipate di un mese o poco più, intendiamoci) lo dica, sfiduci Mario Monti e assuma a viso aperto oneri e onori di tale decisione scelta". E’ di questo che Angelino Alfano (con Gasparri e Cicchitto) discuterà col Capo dello Stato stamattina. Perche’ ci sono almeno un paio di cose che Giorgio Napolitano vorrebbe capir bene, giunti al punto cui si e’. La prima riguarda il ‘senso di responsabilita’ rivendicato ieri da Alfano, nonostante i due mancati voti di fiducia. Bene: questo vuol dire che il Pdl e’ pronto – per esempio – a dare il via libera alla legge di stabilita’? Ieri dal Pdl assicuravano di si’: ma poiche’ la legge di bilancio arrivera’ nell’aula del Senato non prima del 18 dicembre, l’impegno ad approvarla esclude la possibilita’ di un voto anticipato a febbraio e quindi di quell’election day che e’ una delle piu’ ferme richieste del Pdl. Dunque: i tempi parlamentari non permettono lo svolgimento dell’election day a febbraio (nel Lazio si votera’, cosi’ come deciso dal Tar, il 3 e il 4): ma e’ forse possibile, allora, accorpare il voto laziale con quello nazionale (e della Lombardia e del Molise) il 10 marzo?
Teoricamente si’: occorrerebbe, pero’, un decreto del governo. Ma si tratterebbe di un decreto che, come per l’Ilva di Taranto, arriverebbe a sconfessare e modificare sentenze della magistratura: e un nuovo passaggio di questo genere non e’ ritenuto praticabile, ne’ a Palazzo Chigi ne’ lassu’ al Quirinale". La REPUBBLICA si sofferma sulle reazioni di Monti alla mossa del Pdl. "Se vogliono la crisi, ci sfiducino. Si assumano la responsabilita’ di far cadere il governo e di far schizzare lo spread", le parole del premier riportate dal quotidiano di Ezio Mauro. Il presidente del Consiglio punta a "blindare il percorso che solo pochi giorni fa il capo dello Stato aveva tracciato per arrivare alle elezioni: scioglimento delle Camere il 10 gennaio e voto il 10 marzo, se possibile con l’election day" (à). La posizione di Napolitano e’ piuttosto ferma. Al momento – dicono – non c’e’ stato alcun atto istituzionale che imponga l’apertura di una crisi. Il presidente del Consiglio non e’ stato sfiduciato.
Quindi allo stato vale il tappario gia’ previsto: scioglimento delle Camere intorno al 10 gennaio e voto il 10 marzo. Compatibilmente con le sentenze del tar, election day con le regionali. Se per il Lazio non sara’ possibile, si terranno prima le elezioni per scegliere il dopo-Polverini e tutte le altre a marzo. ‘Sono gli altri – e’ il ragionamento che l’inquilino del Colle ha fatto a tutti i suoi interlocutori – a doversi pronunciare’".