"Accensione del semaforo verde parlamentare il 20 o, al massimo, il 21 dicembre.
L’accelerazione della legge di stabilità ci sarà. Anche se la definizione della nuova tabella di marcia al Senato e l’individuazione del meccanismo per il "repechage" di parti di decreti a rischio sono state condizionate per tutta la giornata di ieri da una faticosa e tesa trattativa tra Pdl e Pd, influenzata dalle diverse strategie per giungere alla data delle prossime elezioni. Con i democratici a spingere per un’approvazione molto rapida e il partito di Silvio Berlusconi a nicchiare. In ogni caso – scrive il SOLE 24 ORE – l’iter veloce impedira’ un restyling troppo marcato del testo: le modifiche saranno limitate e anche il recupero di provvedimenti a rischio riguardera’ solo alcune misure. A cominciare da un pacchetto ristretto di proroghe che verra’ estrapolato da quello che avrebbe dovuto essere il "milleproghe" di fine anno. Cinque i capitoli su cui i ritocchi dei relatori (attesi oggi) appaiono certi: trasferimento dell’Imu ai Comuni e allentamento del patto di stabilità interno; riconfigurazione della Tobin tax (v.
articolo a pag. 10); risorse per Cig in deroga, sicurezza, malati Sla e agevolazioni per i terremotati dell’Emilia; parziale salvataggio dei precari della Pa; ricongiunzioni previdenziali su cui il ministro Elsa Fornero ha annunciato di avere gia’ pronto l’emendamento. C’e’ poi un mini-elenco di nodi rimasti in sospeso dopo il primo passaggio del testo alla Camera: dalla tassazione delle pensioni di guerra all’editoria. Il via libera alla legge di stabilita’ il 20 o il 21 dicembre dara’ la possibilita’ al capo dello Stato di sciogliere le Camere prima di Natale. E l’ipotesi piu’ gettonata e proprio quella del 21 dicembre. Che, tra l’altro, corrisponde alla data fissata da Mario Monti per la conferenza stampa di fine anno, ovvero per l’ultimo atto del suo governo. Per fare il punto della situazione sui lavori parlamentari Giorgio Napolitano ieri mattina ha ricevuto il ministro dei rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, che ha lavorato alacremente tutta la giornata per comporre un difficile mosaico. Qualche tessera deve ancora essere collocata. A partire da quelle relative alla gestione del decreto sviluppo e di quello sulle Province che ieri sera e’ definitivamente finito su un binario morto al Senato. La rotta tracciata da Giarda negli incontri avuti ieri con i capigruppo al Senato non prevede travasi in toto dei decreti all’esame del Parlamento. Con la sola eccezione del mini-decreto sul Tfs degli statali che, trattandosi di un intervento circoscritto, dovrebbe essere interamente assorbito dalla legge di stabilita’. Non ci sara’ insomma una mega-zattera di salvataggio. Il provvedimento sull’Ilva, ad esempio, marcera’ autonomamente, considerando che i decreti possono essere licenziati dal Parlamento anche a Camere sciolte. Anche il decreto sviluppo dovrebbe restare autonomo rispetto alla ex Finanziaria nella quale potrebbero entrare solo alcuni correttivi eventualmente rimasti in sospeso nella navigazione parlamentare. Oltre al Governo anche il Pd spinge per un’approvazione integrale di questo decreto legge. Sul fronte Province, dopo lo stop in commissione Affari costituzionali ha cominciato a farsi largo l’ipotesi di un micro-spacchettamento per salvare, attraverso una proroga, il capitolo relativo al passaggio delle funzioni alle Comuni previsto dal "Salva-Italia"".