E’ braccio di ferro tra Pdl e Pd sui tempi di esaurimento dell’attività parlamentare che aprono la strada allo scioglimento delle Camere da parte del presidente della Repubblica e poi alla campagna elettorale.
Il casus belli è la legge di stabilità che ieri ha rallentato il suo iter di approvazione al Senato e alla cui definitiva approvazione Mario Monti ha collegato le sue dimissioni da premier.
Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, ha inoltre annunciato in Aula che il proprio partito è intenzionato a ”prendere tutto il tempo necessario” per esaminare con cura il testo della legge di stabilità quando arriverà a Montecitorio, aggiungendo che ”anche il decreto sulle liste elettorali non può essere esaminato a Camere sciolte”. Da qui la reazione del Pd che punta l’indice contro l’incoerenza di chi ha di fatto sfiduciato il governo Monti e poi non vuole trarne le conseguenze.
Il Pdl sostiene che avendo il governo inserito in Senato nella legge di stabilita’ i contenuti del tradizionale decreto Milleproroghe ora c’e’ necessita’ di un piu’ attento dibattito sul provvedimento (a Palazzo Madama sono stati presentati molti emendamenti al testo, da qui l’ allungamento dei tempi di approvazione nella commissione Bilancio). Le previsioni sono che il provvedimento potrebbe arrivare alla Camera o domani o addirittura venerdi’ con il risultato di far slittare alla prossima settimana la conclusione dell’attivita’ legislativa di Montecitorio che era stata fissata al 21 dicembre.
Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, accusa il Pdl di avere ”un atteggiamento dilatorio” che puo’ contare pure sull’atteggiamento tollerante di Renato Schifani, presidente del Senato.
Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, precisa: ”Se il testo non va in Aula mercoledi’, c’e’ un problema politico che, se si porra’, cercheremo di affrontare”.
Dal Pdl arriva la conferma che l’obiettivo è guadagnare tempo prima della fine della legislatura sia per tentare di trovare un assetto interno piu’ stabile dopo la separazione del gruppo guidato da Ignazio La Russa che ha dato vita a Centrodestra nazionale, sia per evitare l’ entrata in vigore delle regole della par condicio che regolano gli spazi televisivi riservati ai leader politici. Il senatore Luigi Zanda del Pd dichiara: ”Non e’ facile per nessun umano mettersi nella testa di Berlusconi”.
Intanto il Cavaliere ha iniziato la sua campagna elettorale con una forte esposizione televisiva (domenica Canale 5, lunedi’ Rete4, ieri sera Raiuno). L’avvio ufficiale dell’iter che porta alle elezioni interromperebbe – sostiene il Pd – questa strategia che riporta i riflettori su Berlusconi dopo molti mesi di silenzio e incertezze sul suo destino politico. ”Non possono usare il Parlamento e la legge di stabilita’ per i loro problemi. Hanno paura delle elezioni”, avverte Pier Luigi Bersani, segretario del Pd.
La conferma sulle intenzioni del Pdl arriva con una nota del Settore elettorale del partito di Berlusconi in cui si legge: ”Poniamo con forza una questione che non riguarda l’una o l’altra forza politica, ma i diritti di tutti i cittadini italiani, in particolare di quelli residenti all’estero, e, conseguentemente, la regolarita’ dell’intera procedura elettorale, per evitare caos e contestazioni. Se infatti la data del voto fosse quella ipotizzata del 17 febbraio, piu’ di 4 milioni di cittadini italiani residenti all’estero potrebbero non vedersi recapitare in tempo utile i plichi contenenti le schede elettorali”.
Il comunicato del Pdl fa una proposta: ”Votare il 24 febbraio o il 3 marzo consentirebbe di realizzare l’intero procedimento elettorale senza alcun rischio”. Ribadisce Berlusconi a ”Porta a Porta”: ”Il Pdl ha chiesto di spostare le elezioni perche’ tutta questa fretta e’ una forzatura inutile. Non la capisco infatti neppure per la formazione delle liste elettorali”. Il leader del Pdl si dice convinto di poter raggiungere, confermando l’alleanza con la Lega Nord, l’obiettivo del 40% dei consensi elettorali.
Il Cavaliere ha inoltre dato la sua versione della recente riunione del Partito popolare a Bruxelles alla quale ha partecipato anche Monti: ”Sono stato io a suggerire di invitare Monti ai colleghi del Ppe che temono che l’Italia possa andare a sinistra come e’ successo per la Francia, dove molti scappano perche’ le tasse sono aumentate”.
In serata arriva la smentita di Wilfred Martens, presidente del Ppe: ”Nessuno mi ha chiesto di invitare Monti alla nostra riunione. E’ stata una mia iniziativa totalmente personale”. Replica Berlusconi: ”Martens evidentemente non vuol fare vedere di essere stato influenzato da me”.