Monti scende in campo col programma

"Ancora non si può dire, però ormai in qualche modo sarà in campo". Tutti i centristi, tanti, che ieri si aggiravano dalle parti della Camera, rispondevano così alla domanda sull’impegno di Mario Monti. Ma l’annuncio ufficiale, se arriverà, sarà solo a Camere sciolte, e comunque sarà preceduto da un’altra tappa di avvicinamento ormai decisa: la presentazione di un documento programmatico, sul quale registrare le reazioni delle forze politiche. Solo a quel punto, valutati gli effetti anche di ‘scomposizione’ che l’agenda Monti sortirà sugli attuali schieramenti, il premier deciderà quale livello di impegno spendere in campagna elettorale.

Ma l’accelerazione impressa ieri è comunque da registrare. Il vertice a palazzo Chigi con i fautori delle varie liste centriste (Pier Ferdinando Casini, Andrea Riccardi, Luca di Montezemolo, per la prima volta riuniti tutti insieme nello studio di Monti) è un segnale che spinge il leader Udc – in una conferenza stampa convocata dopo la riunione di palazzo Chigi – a dire che "in cuor suo la decisione l’ha già presa ma rispetta le regole, aspetta lo scioglimento delle Camere". Ma nella riunione, il premier si è tenuto ancora aperte tutte le possibilità, rinviando appunto ai giorni successivi alla presentazione del programma lo scioglimento della riserva. Tanto che qualche nervosismo tra i centristi si registra, per i "troppi tentennamenti" del Professore.

Il quale però non deraglia dalla sua strategia che prevede appunto, come prossimo passo, la presentazione agli italiani di quello che sarà il programma di governo. A questo serviranno i dossier chiesti ai vari ministri un paio di settimane fa, dopo l’annuncio delle dimissioni: quanto si è fatto, e quanto si sarebbe ancora potuto fare, avendo più tempo a disposizione e meno veti in Parlamento. Tanto che ora il premier chiede un’adesione totale alla sua agenda: niente distinguo, niente eccezioni, solo gli ‘integralisti montiani’ potranno far parte dell’operazione. E ad esempio Silvio Berlusconi "non mi pare molto montiano", dice Andrea Riccardi. Riferendo quello che pare sia stato il pensiero dello stesso premier al tavolo di ieri a palazzo Chigi, con l’irritazione per le troppe "giravolte" del Cavaliere.

Dunque, è pronto il primo pezzo di quanto prescritto dal ‘Porcellum’ per una coalizione che si candida al governo: il programma. Da decidere resta però il ‘capo della coalizione’ che per legge va indicato. Questa è una delle valutazioni che ancora Monti deve compiere, tanto che l’ipotesi di indicare Andrea Riccardi come ‘capo della coalizione’ è ancora in piedi: "Tanto comparirebbe solo sui manifesti fuori dai seggi, l’importante è scrivere Monti sulla scheda", spiega uno dei partecipanti all’operazione.

Ma proprio Riccardi ha aggiunto diversi tasselli al quadro: intanto, che l’agenda Monti sarà presentata a breve, "tra sabato e domenica"; poi che il premier considera "incompiuta" la sua "opera di cambiamento" del Paese; infine, e soprattutto, che il rassemblement di centro intorno a Monti sarebbe "alternativo alla sinistra", non la sua "stampella". Ecco allora che parte la raccolta delle firme e che Andrea Olivero si dimette dalla presidenza delle Acli per annunciare il suo impegno in politica.

Ma che il premier sia orientato a dare vita alla ‘sua’ lista, lo dimostra anche l’attenzione che dedica a tutte le offerte di sostegno che gli stanno arrivando in questo momento da esponenti politici del fu centrodestra: appoggi che vengono vagliati e valutati attentamente (il delegato è Federico Toniato) per evitare di ‘imbarcare’ personaggi che poi potrebbero rivelarsi imbarazzanti.