Scandalo sanità in Puglia, condannati Tarantini e Frisullo

I giudici del tribunale di Bari hanno condannato a 4 anni e 3 mesi di carcere Gianpaolo Tarantini e a due anni e 8 mesi Sandro Frisullo, l’ex vicepresidente della Regione Puglia, per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta e all’abuso d’ufficio. Rinviati a giudizio Claudio Tarantini e Vincenzo Valente. Dopo aver ascoltato le spontanee dichiarazioni di Frisullo, il gup di Bari Alessandra Piliego, dinanzi al quale si celebrava il processo con rito abbreviato, si era ritirato in camera di consiglio.

"Nella mia non breve attività politica e istituzionale – aveva detto l’ex braccio destro di Nichi Vendola – non ho mai preso denaro per favorire qualcuno". Ha quindi affermato che il suo onore è stato "infangato e calpestato, gettato nel tritacarne con un’accusa che non lasciava scampo: aver intascato tangenti". Per Frisullo la Procura di Bari aveva chiesto la condanna a 6 anni di reclusione. Chiesti 4 anni di reclusione per Tarantini.

Secondo le indagini, basate soprattutto sulle intercettazioni e sulle dichiarazioni rese durante alcuni interrogatori da Gianpaolo Tarantini, Frisullo avrebbe ricevuto dall’imprenditore barese escort e denaro in cambio di vantaggi per le sue società nell’aggiudicazione di appalti presso la Asl di Lecce. I fatti contestati si riferiscono agli anni 2007-2009.

Tarantini – per l’accusa – aveva versato a Frisullo 12mila euro al mese per undici mesi (da gennaio a novembre 2008), 50mila euro in una circostanza, ha acquistato per il politico costosi capi d’abbigliamento, buoni benzina, gli ha fatto regali di vario genere e pagato le prestazioni sessuali delle prostitute Maria Teresa De Nicolò, Vanessa Di Meglio, Sonia Carpentone, oltre a fornirgli un’autovettura e un autista e il servizio di pulizia settimanale di un appartamento che Frisullo utilizzava.

Sulla base di queste contestazioni la Procura di Bari ha chiesto e ottenuto gli arresti per l’ex vicepresidente della giunta. Il 18 marzo 2010 Frisullo è stato condotto in carcere dove rimase per tre settimane. L’8 aprile 2010, su disposizione del tribunale del Riesame, ottenne gli arresti domiciliari fino al 17 luglio 2010, data dalla quale era ritornato in libertà.