Non c’è stato l’incontro annunciato tra Mario Monti, Andrea Riccardi, Pierferdinando Casini e Luca Cordero di Montezemolo. Sarebbero sorti problemi sul metodo da seguire nella compilazione delle liste, mentre il premier dimissionario non ha sciolto le riserve sull’opportunità di un’unica lista centrista anche alla Camera, ritenendola indispensabile – per i meccanismi della legge elettorale – al Senato. Oggi potrebbe essere il ministro Riccardi a incontrarsi con Casini e Montezemolo. Ma a fare problema resta la richiesta di Monti di avere un potere di veto sui nomi che comporranno la lista o le liste che fanno riferimento alla sua Agenda programmatica (non sarebbe gradita per esempio la candidatura di Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, per alcuni problemi giudiziari che lo hanno visto protagonista nel 1993 e nel 2010, e non sarebbero graditi alcuni esponenti di Fli). Una conferma sulla metodologia che si intende adottare nel nuovo polo centrista arriva da Pietro Ichino, ex senatore del Pd: si sta lavorando all’ipotesi di una lista unica a Montecitorio e non solo al Senato dove la legge elettorale costringe a questa scelta, questa soluzione consentirebbe al professore di ”passare al vaglio i candidati in modo da evitare riciclati”. Casini precisa che si sta lavorando a ”un’area di responsabilita’ nazionale in cui trovera’ spazio chi crede nel valore della buona politica, mentre gli opportunisti dell’ultima ora saranno lasciati a casa”. Il leader dell’Udc, secondo le indiscrezioni, non vorrebbe rinunciare alla presenza del simbolo del suo partito (lo scudo crociato) sulla scheda elettorale. Nel nuovo centro di Monti occorre decidere che fare rispetto alle nuove adesioni. Una dozzina di ex deputati pidiellini, guidati da Isabella Bertolini e Giorgio Stracquadanio, starebbero valutando la confluenza nell’area centrista, come Franco Frattini, Beppe Pisanu, Alfredo Mantovano e altri. Anche l’ex pm antiterrorismo Stefano Dambruoso, che ha chiesto l’aspettativa al Csm, conferma di auspicare la propria candidatura nella Lista Monti. Lo staff dell’ex commissario europeo e quello di Italia Futura, l’associazione presieduta da Montezemolo, stanno affrontando i problemi organizzativi della campagna elettorale (dalla raccolta delle firme necessarie per presentare il proprio logo a un primo filtro delle candidature). Una ipotesi non smentita e’ che il premier dimissionario attenda pero’ il discorso di fine anno del presidente Giorgio Napolitano prima di rendere ufficiale come saranno presenti in campagna elettorale la lista o le liste che fanno riferimento alla sua Agenda programmatica. A galvanizzare i montiani e’ intanto il sostegno arrivato dal Vaticano. Su ”L’osservatore Romano” di ieri si poteva leggere in una nota: ”L’espressione salire in politica utilizzata da Mario Monti, rappresenta la sintesi di un appello a recuperare il senso piu’ alto e piu’ nobile della politica che e’ pur sempre, anche etimologicamente, cura del bene comune. Ed e’ questa domanda di politica alta che probabilmente la figura di Mario Monti sta intercettando o sulla quale comunque il capo del governo uscente intende legittimamente far leva e che interpella i partiti al di la’ dei contenuti del suo manifesto politico”. Il quotidiano del Vaticano ha inoltre messo in evidenza ”la sintonia con il messaggio ripetuto in questi anni dal presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, non a caso un’altra figura istituzionale che gode di ampia popolarita’ e alla quale tutti riconoscono il merito di aver individuato proprio nel senatore a vita l’uomo adatto a traghettare l’Italia fuori dai marosi della tempesta finanziaria”. In attesa che entri in vigore la par condicio, Silvio Berlusconi continua la sua maratona televisiva. ”Non si capisce perche’ Fini abbia lasciato il Pdl per formare un partitino dell’uno per cento. Qualcuno deve avergli promesso un premio importantissimo”, ha detto ieri a ”Unomattina” su Raiuno. Immediata la replica del presidente della Camera: ”Le menzogne di Berlusconi sono spudorate. Tutti sanno che non ho lasciato il Pdl, bensi’ che mi ha cacciato. Se Berlusconi si vuole confrontare pubblicamente con me su questi temi, anche sulle reti Mediaset, sono a disposizione”. ”Con il governo Monti le cose sono cambiate in peggio. Non c’e’ un indicatore fondamentale dell’economia che sia migliorato. La disoccupazione e’ cresciuta, il Pil e’ diminuito con un errore previsione terribile di quasi 3 punti, sono diminuiti i consumi. Il governo e’ schiacciato sui diktat dell’Unione europea e soprattutto della Germania, e ha introdotto regole di austerita’ su un’economia che era gia’ ad una situazione limite”, ha continuato Berlusconi. Piu’ difficile del previsto il rapporto tra l’ex premier e la Lega Nord nel tentativo di siglare una nuova alleanza. Roberto Maroni, segretario del Carroccio, rifiuta dai microfoni del Tg1 la poltrona di vicepremier offertagli da Berlusconi in caso di vittoria elettorale: ”No, grazie, nessuno scambio, men che meno per poltrone romane. Chi e’ d’ accordo con noi, con i nostri progetti bene, altrimenti amici come prima”. La Lega Nord indica per ora in Giulio Tremonti il proprio candidato premier.