Nel 2013 sembra destinato a crescere ulteriormente il divario territoriale tra il Mezzogiorno e il resto del Paese: a fronte di una riduzione media del Pil nazionale dell’1%, nelle regioni meridionali il calo sarà pari al -1,7%, contro il -0,8% atteso nelle regioni del Centro-Nord. E’ quanto emerge dagli Scenari di sviluppo delle economie locali italiane realizzati da Unioncamere e Prometeia, a partire dalle indicazioni raccolte periodicamente da Unioncamere presso gli imprenditori.
Secondo l’analisi, il prossimo anno il valore aggiunto prodotto da ogni abitante del Nord-Ovest sarà mediamente quasi il doppio di quello prodotto da chi risiede nel Mezzogiorno. Quello di Milano – prima nella classifica delle province italiane – sarà quasi il triplo di quello di Crotone, ultima della graduatoria. Se la crisi ha colpito duro ovunque, c’è un’area del Paese in cui ha ”ferito” – e purtroppo continuerà a ferire anche il prossimo anno – di più: il Mezzogiorno.
Le difficolta’ di ripresa dell’economia italiana – evidenzia lo studio – proseguiranno dunque anche nel 2013.
Per il prossimo anno si attende un calo complessivo del Pil pari (in valore assoluto) a circa 14 miliardi di euro; la spesa per consumi delle famiglie dovrebbe ridursi dello 0,9%; gli investimenti caleranno del 3%.
A fronte della debolezza della componente interna della domanda, le esportazioni continuano a rappresentare il traino maggiore per la nostra economia: le attese sono di un aumento medio del 2%, confermando cosi’ l’accelerazione che ha gia’ caratterizzato il 2012 (+1,8%). In quest’ambito, una buona notizia viene dal Nord Est che, dopo la caduta del 2012, l’anno prossimo tornera’ a ”tirare” sui mercati internazionali, con un incremento del 2,6%. Con la recessione ancora in atto, conclude lo studio, nel 2013 non si prevede un miglioramento della situazione del mercato del lavoro: l’occupazione dovrebbe continuare a ridursi e il tasso di disoccupazione portarsi all’11,4%.