Egregio Direttore,
leggo la 1^ lettera dell’anno di Varese News a firma della affezionata lettrice Roberta che ironizza sul termine “apparato”, inteso in senso politico. Per una migliore comprensione partirei dal suo significato letterale, e -per deformazione professionale- dalla sua definizione anatomica: per APPARATO (o anche APPARECCHIO, sua dizione arcaica) si deve intendere un complesso di organi adibiti ad una stessa funzione. Per estensione si intende un complesso di uomini e mezzi tendenti ad un unico scopo. Quale sia questo scopo sta alle persone decidere, in base alle proprie convinzioni ideali e secondo le proprie, più o meno sane, elucubrazioni mentali. Dal punto di vista dell’etica potrei schematicamente distinguere tra scopi “buoni” e scopi “cattivi”. Nella Storia ne abbiamo visto di tutti i colori, nella politica anche. “Apparato” a esempio si può definire quello nazista, fascista, stalinista, come pure quello della vecchia DC e del vecchio PCI, tutti tendenti ad uno scopo, quello di conquistare o di mantenere il potere. Il giudizio dipende dalla valutazione dei fini per i quali il potere si usa, se buoni o cattivi: è quindi molto soggettivo e scaturisce dalla libertà di pensiero di ognuno.
Quindi il termine “apparato” non deve necessariamente assumere una valenza negativa, è un termine “neutro” che sta a indicare semplicemente una forza ben strutturata e organizzata che si propone dei fini ben definiti. Sta a noi saperlo usare a dovere. Così ad esempio nelle recenti Primarie P.D. per il Parlamento se anche il fine era intrinsecamente buono (quello di far emergere personaggi validi e rappresentativi), l’“apparato” del partito poteva lasciare la massima libertà di espressione agli iscritti invece di tessere furbescamente “giochini” sottobanco (anche se si negherà sempre che ci siano stati) per fregare alcuni candidati evidentemente non graditi (forse perché troppo indipendenti) ad alcuni dirigenti. Sono certo che il risultato, se anche in gran parte scontato, sarebbe stato migliore e soprattutto meglio digerito da molti, senza lo strascico di polemiche che ne è seguito. Pazienza, speriamo che la prossima volta (per le Regionali) queste Primarie, unica vera novità nella politica dei Partiti in Italia, possano essere meglio usate. Perché solo con la chiarezza e la lealtà la politica può veramente rinnovarsi e riconquistare quella credibilità che da molti anni ha perduto.
Giovanni Dotti