Mario Monti sta cercando di risolvere il dilemma se sia meglio presentare una lista unica che si richiami alla sua Agenda anche alla Camera e non solo al Senato, come è già stato deciso nei giorni scorsi. La mancanza di una esplicita volontà unitaria in entrambe le Camere da parte dei sostenitori del premier dimissionario aveva tra l’altro motivato la decisione di Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico, a rinunciare a una propria candidatura. Ieri sera c’e’ stato un vertice a Montecitorio tra Monti, Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e un gruppo di deputati ex Pdl guidati da Mario Mauro, fino a pochi giorni fa capogruppo a Bruxelles del partito di Silvio Berlusconi e ora tra i capofila dell’avvicinamento a Monti. Secondo alcune indiscrezioni, l’incontro ufficialmente convocato per un approfondimento dell’Agenda Monti avrebbe finito inevitabilmente per discutere il problema delle liste. Nel pomeriggio, Monti aveva incontrato un centinaio di esponenti di ”Verso la Terza Repubblica”, il movimento promosso tra gli altri da Andrea Riccardi, Luca Cordero di Montezemolo, Lorenzo Dellai. La riunione – svoltasi dopo che Monti aveva partecipato in tv a ”UnoMattina” dove aveva polemizzato nuovamente con Pier Luigi Bersani invitandolo a ”silenziare” Stefano Fassina e Nichi Vendola – e’ durata quasi quattro ore. Anche in questa riunione pomeridiana, oltre al confronto sull’Agenda Monti, si e’ discusso del problema delle liste a partire da un problema evidenziato da Peppino Calderisi, deputato del Pdl. Quest’ultimo aveva infatti dichiarato nei giorni scorsi: ”Monti, Casini, Fini e Montezemolo sono evidentemente liberi di presentare una coalizione di liste anziche’ un’unica lista. Quello che pero’ non puo’ essere consentito e’ la violazione della legge elettorale. Il testo unico DPR n. 361/57 obbliga le liste che si collegano in coalizione per cercare di conseguire il premio di maggioranza a depositare lo stesso programma e l’indicazione dello stesso capo della coalizione (art. 14-bis), ma obbliga altresi’ tutte le liste, anche quelle coalizzate, ad utilizzare contrassegni diversi, non confondibili tra loro e che pertanto non possono avere in comune lo stesso logo, neppure ‘singoli dati grafici’ o ‘espressioni letterali’, o ‘parole o effigi costituenti elementi di qualificazione degli orientamenti o finalita’ politiche connesse al partito o alla forza politica di riferimento, anche se in diversa composizione o rappresentazione grafica (art. 14, commi terzo e quarto del medesimo testo unico)”. ”In base alle norme vigenti – concludeva Calderisi – e’ di tutta evidenza che le diverse liste della coalizione Monti non possono avere, a pena di nullita’, contrassegni recanti la stessa dicitura ‘Con Monti per l’Italia’ o altra analoga. Questo logo puo’ comparire su un solo contrassegno al Senato e un solo contrassegno alla Camera”. La tesi del deputato del Pdl sarebbe stata sottoposta dai montiani a verifica chiedendo un parere al Ministero dell’Interno che avrebbe, seppure ufficiosamente, confermato l’interpretazione di Calderisi. Da qui la necessita’ per Monti di tornare a ragione sull’opportunita’ di presentare una sola lista pure alla Camera nella riunione serale con Casini e Fini e alcuni parlamentari ex Pdl. Nella riunione pomeridiana con Monti, erano presenti tra gli altri Andrea Riccardi, Mario Mauro, Andrea Romano e Pietro Ichino. Dall’ incontro e’ scaturita l’esigenza di provare in tutti i modi a riproporre il problema di un’unica lista alla Camera, oltre quella di scegliere le candidature soprattutto tra gli esponenti della societa’ civile e non solo tra esponenti politici sperimentati. Quanto al problema sollevato da Calderisi, si e’ convenuto che la questione venne affrontata giuridicamente gia’ nel 2006 dal caso della lista di Forza Italia che fu l’unica autorizzata a usare il nome di Berlusconi nel proprio logo elettorale. Mauro e Ichino, nel corso dell’incontro, avrebbero insistito con forza per la soluzione della lista unica (se fosse varata, Passera potrebbe decidere di candidarsi) mentre piu’ freddi rispetto a tale prospettiva sono restati gli esponenti di Italia Futura, l’Associazione promossa da Montezemolo, che non vorrebbero eccessive forzature. Il rebus sul che fare e’ stato riproposto da Monti in serata a Casini e Fini. Il leader dell’Udc non e’ contrario all’ipotesi lista unica ma incontrerebbe resistenze nel suo partito a questa prospettiva (a iniziare da quelle del segretario Lorenzo Cesa, la cui candidatura non sarebbe gradita ai montiani per alcuni problemi giudiziari avuti in passato dall’esponente dell’Udc). Nettamente favorevole sarebbe Fini. L’ultima parola spetta ovviamente a Monti. Il premier dimissionario potrebbe optare per le liste unitarie chiedendo di bilanciare la presenza di politici ed esponenti della societa’ civile, oltre che ad operare con ulteriore accortezza nel proporre i nomi dei candidati. Alla verifica del loro ineccepibile curriculum, Monti ha delegato il manager Enrico Bondi, gia’ commissario straordinario alla Spending review del suo governo.