Ormai si chiama per nome con Obama, e riconosce di avere "due presidenti" nei confini nazionali. Uno è la signora Elsa che, come in tante famiglie italiane, tiene i conti di casa e sa di preciso quanto, comunque "parecchio", paghi di Imu la famiglia Monti. L’altro ovviamente è l’inquilino del Colle, al quale il Professore riconosce di aver riservato "una sorpresa": "Penso che l’abbia avuta la sera di sabato 8 dicembre", quando andò a formalizzare il preannuncio di dimissioni che "covavano gia’ da tempo" ma che le parole di Angelino Alfano "mi hanno confermato". Mario Monti si racconta a SkyTg24, nel giorno in cui sarebbe dovuto andare a ‘Domenica In’, ‘vietata’ dai vertici Rai che "sono stati selezionati – rileva – proprio per la loro confermata indipendenza". Insomma, eccolo Monti spiegare il perchè della sua "salita" in politica, e rivendicare comunque la sua differenza dal Palazzo. Lo fa quando, significativamente, accetta il confronto tv sempre su Sky con Bersani e Berlusconi definiti "veri politici". Lo fa quando spiega che la sua decisione è arrivata "dopo aver visto molte preoccupazioni in Italia e all’estero sul dopo elezioni". Lo fa, in ultima analisi, quando assicura che sotto le sue insegne ci saranno sì politici ma "ben filtrati – così si esprime – quanto a rigore di comportamento". Quali? Se ne riparla tra pochi giorni. Non necessariamente martedi’ (quando è prevista la direzione Pd per il via libera alle liste), ma "nei prossimi giorni, non so se martedì". "Vogliamo sprigionare le energie della società civile che si erano completamente separate da politica e riavvicinare politica e società", conferma Monti. Certo, confessa, "avrei preferito che non figurasse il mio nome, non mi piace espormi così tanto con il nome" ma del resto se a Berlusconi riserva la puntura di spillo per cui il terreno dei sondaggi "non è la mia materia ma la sua", il Professore registra il segno più per il suo simbolo dicendo che "mi fa piacere questa crescita". "Fra pochi giorni annunceremo le candidature", garantisce e intanto nel dipanarsi dell’intervista torna sul discrimine del riformismo. Per esempio quando rileva che "sull’anticorruzione nella mia strana maggioranza c’erano forze che non consentivano un’azione più incisiva" e allora lì "un freno particolare veniva dal Pdl come sulla riforma del mercato del lavoro – segnala ancora – veniva dal Pd". "Non sono salito in politica a favore di questo o contro quello", torna a ripetere Monti che conferma ancora il ‘mantra’ riformista: "C’e’ uno schieramento nella mia mente: noi siamo quelli schierati per le riforme che danno lavoro, spazio, crescita per i giovani e contro quei nidi di conservazione dell’Italia che esiste, e che ci sono sia a destra sia a sinistra". Nulla ‘contro’. E allora si parla relativamente poco di Berlusconi. Magari per dire che "gli ho telefonato per l’anno nuovo e prima ancora il chiarimento per la sua gentile proposta, quando potevo essere qualcosa di piu’ che un ‘leaderino’, se accettavo, c’era stato a Bruixelles, su invito di Martens". "Assicuro, proprio uno dei pochi casi di riunioni a quel livello in cui venne mantenuta la sorpresa", aggiunge per derubricare il ruolo del Cavaliere nel vertice del Ppe, chiarendo anche che "la conversazione in quella sede ha chiarito benissimo, incluso ai capi di governo del Ppe, perche’ non c’era compatibilita’ di base". Torniamo alla lista, a chi c’e’ e chi no. Montezemolo "ha creato questo think tank ma non intenzione di candidarsi, e’ una personalita’ di grande rilievo" dice Monti che vuole l’apporto del leader di Italiafutura che avra’ in lista suoi uomini "vagliati uno per uno da me – puntualizza ancora – cosi’ come per gli altri".
Casini e Fini? "Non li valuto per la loro storia lontana ma perche’, soprattutto Casini, prima di altri hanno visto che i problemi seri dell’Italia non si sarebbero risolti senza una grande coalizione. Hanno avuto ragione e ne sono stati i piu’ tenaci sostenitori, anche con l’apporto di Pd e Pdl, anche se da questi a volte con corrente alternata. Non c’era ragione – sottolinea – per rifiutarne a priori appoggio". I politici confermati in lista? "Non e’ un premio, sono persone che desideravamo avere. Come il senatore Ichino, che sempre meno si ritrovava in alcuni aspetti della politica del suo partito. Gli avremmo offerto un posto anche se non fosse stato gia’ in Parlamento per la soddisfazione di averlo con noi non come premio per aver passato un confine". Per il resto, sul bilancino per la composizione della lista unica al Senato, Monti conferma che "abbiamo dei ragionamenti interni". Per Passera, accenna, "spero che non sia scritta la parola fine, visto che ha ancora moltissimo da dare e da dire al Paese". Il superministro era "su posizioni piu’ rigide di me, secondo me a torto, sulla lista unica alla Camera. Non sento l’elitismo della societa’ civile tanto forte da escludere forze politiche che si sottopongono – rimarca – agli stessi criteri". Alla fine "non ho subito diktat, e sono convinto che sia meglio così. Loro – dice dei partiti che spingevano per il richiamo condiviso su ogni lista – hanno avuto la sorpresa non gradita che, guardando meglio la legge, il riferimento poteva figurare solo su una lista". Ormai si e’ in ballo. Di temi etici si parlera’ piu’ avanti. Il confronto al riguardo sara’ libero, in Parlamento. E se proprio dal Parlamento dovesse arrivare, ben prima, una ‘nomination’ per il Quirinale? Monti si schermisce, rileva che la sua scelta ha "fatto salire di molto le legittime aspirazioni, ambizioni e aspettative di piu’ di una persona che legittimamente mira a quella carica" ma non rinuncia a una subordinata: "Comunque, ad eventuali richieste si risponde se e quando arrivano".