Lunga notte al quartier generale del Pd. Da giorni ormai sono in corso trattative serrate per definire le liste dei candidati alle politiche e gli incontri andranno avanti a oltranza fino a oggi pomeriggio, quando la direzione darà il suo imprimatur all’elenco definitivo. Il comitato elettorale che era convocato per ieri è stato spostato a stamattina, in attesa di mettere a posto le ultime tessere del puzzle. Intanto continuano a uscire nomi illustri della lista blindata compilata da Pier Luigi Bersani. Gli ultimi in ordine di tempo sono Giampaolo Galli, ex direttore generale di Confindustria, e Giorgio Santini, numero due della Cisl. Saranno in lizza insieme al direttore generale di Concommercio Luigi Taranto, all’economista Carlo Dell’Aringa, Maria Chiara Carrozza Piero Grasso, Michela Marzano, Massimo Mucchetti e Rosaria Capacchione. Non sarà nel listino invece Beppe Severgini, in quota Matteo Renzi: "Candidarsi? E’ come se l’arbitro, di colpo, si mettesse a giocare. Non uno spettacolo entusiasmante", ha scritto, autocitandosi, su Twitter. A largo del Nazareno anche ieri c’e’ stata una processione continua di dirigenti e aspiranti candidati per ora esclusi accorsi a perorare la propria causa. A Roma anche i segretari regionali, per portare le istanze dei territori recalcitranti ad accettare ‘nominati’ che finiranno per occupare le teste di lista a danno dei partecipanti alle primarie. Chi ha subito le primarie, e a maggior ragione chi non le ha vinte, intende combattere per non farsi sorpassare da nomi blindati che sono si’ il 10 per cento delle candidature ma alla fine saranno quasi il 30% degli eletti. Molti i casi aperti. In Sicilia Sergio D’Antoni, che alle primarie e’ finito ottovo a Palermo, ha varcato il portone del Pd pronto a dare battaglia per impedire che troppi catapultati da Roma facciano cadere anche l’ultima chance di essere rieletto.
Problemi anche in Friuli Venezia Giulia, dove rischia di non essere rappresentanza la minoranza slovena dopo che Tamara Blasina e’ arrivata seconda dietro a Ettore Rosato. Per ora sono esclusi anche Carlo Pegorer e Ivan Strizzolo. Senza contare il veltroniano Alessandro Maran che alla competizione non ha partecipato ma che sono in tanti a sostenere. Scalpitano in Sardegna, dove la direzione ha chiesto formalmente che sia "valorizzato il risultato delle primarie". Dalla Lombardia, invece, e’ arrivata una lettera a Bersani firmata, tra l’altro, da Nando Dalla Chiesa in cui si chiede di non candidare la consigliera provinciale Bruna Brembilla, finita in un’inchiesta con il sospetto di avere "trattato voti e appoggi elettorali" con esponenti della ‘ndrangheta. Si va componendo di ora in ora anche il sudoku dei capilista. Bersani sara’ candidato per la Camera nella circoscrizione Lazio e in due regioni cruciali per la vittoria del Pd: Lombardia e Sicilia. Sempre per Montecitorio, Rosy Bindi dovrebbe essere capolista in Calabria, Enrico Letta nelle Marche, Dario Franceschini in Emilia-Romagna, Andrea Orlando in Liguria, Cesare Damiano in Piemonte. La lista della Lombardia2 sara’ guidata dal segretario Maurizio Martina. In Veneto1 ci sara’ Davide Zoggia, mentre Veneto2 andra’ all’ex sindacalista Pier Paolo Baretta. In Trentino si fa il nome di Gianclaudio Bressa.
Lazio2 dovrebbe andare a Donatella Ferranti, davanti a Beppe Fioroni. In Umbria dovrebbe essere prima Marina Sereni, mentre in Abruzzo si fa il nome di Giovanni Legnini. In Campania1 i vertici locali continuano a chiedere che capolista sia Bersani, ma il segretario potrebbe lasciare il posto a Guglielmo Epifani (dato pero’ anche in lizza per il Senato), mentre in Campania2 potrebbe correre la Capacchione. In Puglia si fanno i nomi di Francesco Boccia o del filosofo Franco Cassano. In Sardegna capolista sara’ il segretario regionale Silvio Lai. Per il Senato, si dà per scontata Anna Finocchiaro in Puglia, Ignazio Marino in Piemonte, Donatella Albano in Liguria, Mucchetti in Lombardia, Laura Puppato nel Veneto, Josefa Ideam in Emilia Romagna, Stefania Pezzopane in Abruzzo davanti a Franco Marini. Possibile Marco Minniti in Calabria. Il renziano Ermete Realacci in pole position per l’Umbria. Folta la pattuglia di parlamentari uscenti che non hanno partecipato alle primarie e che ora sono in attesa di collocazione, come Maran, Paola Concia o il renziano Fausto Recchia. In nome della competenza dovrebbe entrare Marco Causi, ex assessore al Bilancio della giunta Veltroni a Roma. Verso la conferma in Senato invece Nicola Latorre e Luigi Zanda. Tra i veltroniani, Walter Verini dovrebbe essere candidato in Umbria, Andrea Martella in Veneto e l’imprenditore Raffaele Ranucci a Roma per il Senato. L’ormai renziano Giorgio Tonini dovrebbe entrare in lista in Trentino. Fuori invece un altro ex veltroniano con simpatie renziane, il costituzionalista Stefano Ceccanti. Quanto alla cerchia di Bersani, circola con insistenza la voce di candidatura di Alessandra Moretti, Roberto Speranza e Miguel Gotor, che hanno lavorato alle primarie. In forse Tommaso Giuntella. Dentro la lista anche i fedelissimi Maurizio Migliavacca e Nico Stumpo e Davide Zoggia. Da definire la pattuglia renziana, dopo qualche tensione nei giorni scorsi, con la partita nelle mani di Graziano Delrio. Scontata la candidatura di Simona Bonafe’, Maria Elena Boschi, Francesco Bonifazi e Luca Lotti. Tra i parlamentari uscenti, hanno un posto garantito Paolo Gentiloni, Realacci, Francesco Ferrante e Roberto Della Seta. E il vicepresidente dell’assemblea nazionale del partito Ivan Scalfarotto. Tra gli indipendenti si dà per certa la rinuncia di Carlin Petrini e Oscar Farinetti, e non dovrebbe essere in lista neppure Giuliano Da Empoli, mentre sono in pole position Francesco Clementi e Lino Paganelli. Resta da sciogliere il nodo di Roberto Reggi. Al Pd la guerra fatta dal responsabile della campagna di Matteo Renzi alle regole delle primarie non e’ stata dimenticata, senza contare vecchie ruggini emiliane mai superate.