Sulla campagna elettorale arriva il ciclone Monte dei Paschi

Il caso Monte dei Paschi irrompe con violenza all’interno del dibattito politico e di una campagna elettorale che, dopo un avvio tutto mediatico, conosce i primi approcci dei candidati con i territori. Dal Pdl e dalla Lega arrivano stoccate al Pd e al segretario Bersani considerati "i responsabili politici" del declino che sta portando l’istituto di credito verso il default. Accuse che Pierluigi Bersani respinge con decisione al mittente: "Non c’è nessuna responsabilità del Pd, per amor di Dio: il Pd fa il Pd, le banche fanno le banche". Ma sotto attacco si è trovato anche il presidente del consiglio Mario Monti, accusato da Angelino Alfano di coccolare le banche e di punire il ceto medio. Più esplicito Antonio Ingroia che accusa Monti di aver ‘regalato’ 3,9 miliardi di euro al Monte dei Paschi "mentre l’Italia rischiava di finire come la Grecia". Le distanze tra Pd e fronte montiano si allargano: dopo l’intervento di ieri a Ballarò, in cui il presidente del consiglio ha descritto Bersani come un sognatore che prefigura un impossibile governo in tandem con Nichi Vendola, oggi e’ stato il turno del segretario Pd di ribattere. In un tour elettorale per i Castelli Romani, in compagnia del candidato alla Regione Lazio Nicola Zingaretti, Pierluigi Bersani ha puntualizzato: "Non accetto di farmi fare le pulci da chi non pronuncia nemmeno la parola ‘esodati’, non pronuncia il nome del fenomeno che ha creato". Non solo: cosi’ come il Professore si e’ mostrato scettico sulla possibilita’ che l’alleanza Pd-Sel possa governare con successo, il segretario democratico si dice certo che "ne’ il miliardario ne’ il tecnico riusciranno a risolvere i problemi dell’Italia". La ricetta di Bersani passa per la parola ‘ascolto’ se e’ vero che, in caso di vittoria, chiamera’ "nella Sala Verde di palazzo Chigi sindacati e Confindustria, ma anche mondo del volontariato per capire e dire al Paese quali sono i bisgni reali della gente". SEL: 56% TESTE LISTA DONNE AL SENATO, 41% A CAMERA Garantire la rappresentanza di genere in Parlamento, uno dei nodi fondamentali della campagna elettorale di Nichi Vendola, ha trovato oggi una prima risposta nella presentazione delle liste di Sel di Camera e Senato. Nelle teste di lista di Sinistra Ecologia Liberta’ (nelle posizioni cioe’ utili per essere eletti) per le elezioni al Senato, le donne rappresentano il 56% del totale, gli uomini il 44%. Alla Camera le donne nelle teste di lista per Sel sono il 41%, mentre gli uomini sono il 59%. La campagna elettorale entra nel vivo e le piazze da virtuali si fanno fisiche. Il confronto, a volte lo scontro, si sposta nelle piazze, sul territorio. E gli obiettivi delle coalizioni in campo si fanno piu’ espliciti: cosi’ Pier Ferdinando Casini inquadra il target della coalizione montiana nel popolo degli indecisi che, assieme all’elettorato di Udc e fli, dovrebbe fruttare un 20 per cento di consensi. Tra questa soglia e il 15 per cento si tratterebbe di un risultato comunque positivo, mentre suonerebbe come una sconfitta fermarsi sotto il 15%. La parola d’ordine dei ‘montiani’ rimane "niente promesse", come sottolineato dallo stesso Presidente del Consiglio. Monti lascia, allora, ai dati del Fondo Monetario Internazionale il compito di far sognare gli italiani: le stime sul Pil italiano sono state riviste verso l’alto, dal -2,3 per cento al -2,1 per cento. Numeri che fanno dire al senatore Monti che "la crescita tornera’ dalla seconda meta’ del 2013". Dopo l’intervista di ieri a Ballaro’, in cui non ha risparmiato frecciate all’indirizzo di Berlusconi e dei ‘conservatori’ che si annidano nelle diverse compagini politiche, Monti torna ai toni pacati dell’uomo delle istituzioni. Unico riferimento al governo Berlusconi e’ stato alla ‘miopia’ di una politica che ha trascurato per troppo tempo la natura sistemica della crisi e ad una resistenza alle riforme mascherata da tradizioni culturali. Alle riforme, cavallo di battaglia del Professore, si affianca il tema del lavoro. A chi paga "il prezzo intollerabile della disoccupazione" Monti ‘deve’ il suo impegno in politica. Non fossero bastate le ore convulse, a tratti drammatiche, della formazione delle liste che hanno portato all’esclusione di Nicola Cosentino, il Pdl si e’ scoperto oggi ‘scosso’ da un nuovo caso, stavolta in Abruzzo dove e’ il presidente della Regione Gianni Chiodi a ‘sparare’ su Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera a cui il governatore rimprovera di voler comandare in una regione che non conosce. Non solo: Chiodi rivendica di "aver salvato le liste da Sabatino Aracu e Antonio Razzi". Dura la reazione di Cicchitto che definisce "demenziali" le dichiarazioni di Chiodi. Il tutto mentre non si sono ancora depositate le polveri del sisma generato dall’esclusione di Cosentino. Una scelta che l’ex premier aveva giustificato con la necessita’ di mettere un freno alla campagna avviata dai pm politicizzati e che rischiava di far perdere voti al partito. Tesi rafforzata oggi da Angelino Alfano per cui, una vittoria in Campania con Cosentino sarebbe stata tutt’altro che scontata. E’ al segretario che Berlusconi sembra aver voluto lasciare la scena oggi: dopo il ‘pieno’ di interventi televisivi e radiofonici dei giorni scorsi, oggi il cavaliere ha mantenuto un assoluto silenzio. Nei minuti in cui Monti a Davos parlava di ripresa e di europa, Alfano ha quindi scandito le parole "rinegoziare Basilea 3". Una scelta fondamentale, per lui, per consentire al Paese di tornare a crescere.