Introdurre ‘paletti’ più stringenti per i magistrati che scelgono di entrare in politica. Un "filo rosso", questo tema, che lega le relazioni presentate oggi in occasione della cerimonia di inaugurazione per l’anno giudiziario in Cassazione. La sollecitazione viene dalle stesse toghe, data l’imminenza delle elezioni: alla mente rimbalzano subito i casi dell’ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, in aspettativa da magistrato e candidato premier per ‘Rivoluzione civile’, e di Pietro Grasso, fino allo scorso dicembre procuratore nazionale antimafia e oggi candidato alle politiche per il Pd. Il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, nel presentare un ‘decalogo’ di proposte al futuro legislatore, indica tra queste la "riforma del sistema delle incompatibilità per i magistrati che si candidano, per garantire l’imparzialità dell’istituzione". Il presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, auspica che, nella "perdurante carenza della legge" venga "introdotta attraverso il codice etico quella disciplina più rigorosa, da tante parti auspicata, sulla partecipazione dei magistrati alla vita politica parlamentare che in decenni il legislatore non e’ riuscito ad approvare, nonostante l’evidente necessita’ di impedire almeno candidature nei luoghi in cui è stata esercitata l’attivita’ giudiziaria e di inibire, a cessazione del mandato parlamentare, nel luogo in cui si è stati eletti". Dello stesso parere il pg Gianfranco Ciani, chiedendo che "il legislatore, nel pieno rispetto di diritti costituzionalmente garantiti, intervenga per disciplinare tali situazioni". Il Guardasigilli Paola Severino ha voluto ribadire che "ci sono gia’ alcune leggi che riguardano il cuscinetto che si deve creare prima e dopo" l’incarico in politica di una toga: "si tratta di rendere ancora piu’ corposo – ha sottolineato – questo distacco tra l’esercizio di una funzione e l’esercizio dell’attivita’ politica". Anche l’Anm torna ad affrontare la questione: "naturalmente i magistrati hanno il diritto di elettorato passivo, ma e’ un diritto che deve essere regolamentato a tutela dell’immagine di imparzialita’ come ha affermato anche la Corte Costituzionale – dichiara il presidente del sindacato delle toghe, Rodolfo Sabelli – il passaggio dalla magistratura alla politica e viceversa puo’ creare problemi di immagine e questo e’ soprattutto vero quando l’attivita’ giudiziaria e quella politica si svolgono nello stesso contesto territoriale. Le attuali regole non bastano, e’ necessario prevedere una diversa dimensione territoriale e, probabilmente, anche un periodo di decantazione" tra le due fasi.